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Bandiere rosse. Un profilo storico dei comunismi europei – 1999

Aldo Agosti
Editori Riuniti, Roma

Anno di pubblicazione: 1999

Studioso tra i più autorevoli del movimento comunista internazionale, soprattutto nella sua dimensione politico-organizzativa e per il suo periodo kominternista, Agosti ci fornisce qui un quadro sinottico dei diversi tragitti seguiti dai partiti comunisti dell’Europa occidentale e centrorientale lungo tutto l’arco del ventesimo secolo. Comprendendo in un’unica rassegna vicende tradizionalmente trattate in luoghi storiografici separati, Bandiere rosse è una ricostruzione meticolosa e ricca di informazioni sulle personalità e sugli eventi che hanno composto la parabola storica del comunismo europeo. Di tale parabola il lavoro è anche una sintesi interpretativa, condotta nel segno della messa in rilievo delle specificità nazionali e in aperta polemica con le interpretazioni del movimento comunista dominate dalla tesi della “unitarietà nella eterodirezione”. È anche per questa ragione che in essa troviamo affiancate, talvolta con qualche forzatura sul piano delle proporzioni, esperienze partitiche assai lontane tra di loro per profilo politico-culturale e per incidenza sui rispettivi scenari politici nazionali.
Quello di Agosti è un quadro delimitato da un preciso confine (l’assenza del comunismo russo-sovietico), che l’a. giustifica per ragioni di spazio e per il suo non volere apparentare l’esperienza statuale sovietica alle esperienze propriamente politiche dei partiti comunisti. È questo un confine, tuttavia, che finisce con l’essere un chiaro limite interpretativo. La scomparsa di Mosca dallo scenario del comunismo europeo indebolisce difatti l’intera ricostruzione, rendendo di difficile comprensione la dinamica del nesso nazionale-internazionale nella vicenda dei principali tra i partiti comunisti europei. Perché di quella dinamica l’Unione Sovietica fu un elemento imprescindibile, non tanto come “centrale direttiva” ma come soggetto costitutivo di quel confronto insieme politico e statuale, prima continentale e poi mondiale, che i principali partiti comunisti declinarono all’interno delle rispettive arene nazionali. Un limite interpretativo già visibile nella ricostruzione delle vicende dei partiti comunisti occidentali e che diventa ancora più evidente per il periodo successivo alla seconda guerra mondiale, laddove in un’Europa orientale dalla quale Mosca continua a mancare viene dato ampio ed autonomo spazio a partiti nazionali che di quel confronto mondiale erano diventati a tutti gli effetti ostaggi.

Andrea Romano