Cerca

Aldo Grandi – I giovani di Mussolini. Fascisti convinti, fascisti pentiti, antifascisti – 2001

Aldo Grandi
Prefazione di Antonio Parisella, Milano, Baldini & Castoldi, pp. 376, euro 15,49

Anno di pubblicazione: 2001

Nel dibattito sul fascismo il giudizio sui giovani che ne condivisero la sorte o che ad esso si opposero continua a dividere le opinioni. L’interesse per questo tema si spiega in parte con l’importanza che il regime stesso attribuiva alle giovani generazioni e che in qualche modo contribuì a legittimare le sue pretese di modernità e a procurargli una nuova base di sostegno tra 1919 e 1925. Più tardi le critiche rivolte dai giovani al fascismo vennero interpretate dagli antifascisti come attestati di un più generale declino del consenso di massa. Gli esiti del ?lungo viaggio? attraverso il fascismo sono stati poi presentati come una prova dell’incapacità del regime di raccogliere un consenso non superficiale, oppure ? al contrario ? come una dimostrazione del trasformismo congenito del popolo italiano. Le scoperte riguardanti i trascorsi fascisti di chi in seguito sarebbe diventato antifascista sono state usate per denunciare una mancanza di carattere, o peggio, una tendenza al tradimento. In un primo momento gli antifascisti hanno reagito a queste accuse anticipando il momento della propria scelta politica. Alcuni invece, come Ruggero Zangrandi, Fidia Gambetti e Davide Lajolo, hanno rivendicato la coerenza del proprio percorso politico senza negare la giovanile adesione al fascismo.
Sul piano storiografico un simile approccio biografico ha comunque mostrato chiari limiti. Infatti, l’analisi di numerose esperienze individuali non porta necessariamente ad una maggiore comprensione del percorso collettivo e può solo integrare un’indagine più ampia. Negli studi più recenti si è perciò affermato un approccio diverso che ha disaggregato l’immagine unitaria della gioventù sotto il fascismo sottolineando le differenze regionali, tra classi sociali, tra i sessi, tra gruppi professionali, ecc. Inoltre, sono stati indagati i meccanismi di socializzazione politica dei giovani, il mercato del lavoro, le istituzioni culturali, politiche ed economiche.
Rispetto a questi studi il libro di Grandi fa un passo indietro. Presenta senza alcun commento, verifica, riferimenti bibliografici, o note una quarantina di interviste risalenti agli anni ottanta con intellettuali cresciuti durante il fascismo. Nel caso di Ruggero Zangrandi, il quale morì nel 1970, l’intervista è stato sostituita con la memoria ? non sappiamo quanto completa ? che presentò al momento della sua iscrizione al Pci nel 1946. Non è indicato l’archivio dove il documento è stato reperito. Evidentemente Grandi ritiene che le testimonianze parlino da sole e non necessitino di un’interpretazione. Infatti, a parte i profili biografici, molto sommari, nessuna informazione aggiuntiva viene fornita sui protagonisti tale da permettere di inquadrarne il percorso biografico. Ne risulta quindi arbitrario l’inserimento dei protagonisti nei capitoli che compongono il volume: fascisti fascisti, fascisti dissimulatori, fascisti pentiti, fascisti disincantati, fascisti delusi, fascisti antifascisti e antifascisti. Rimane inoltre oscuro anche il significato di queste categorie. Il volume rappresenta così, nonostante l’interesse della documentazione raccolta, un’occasione mancata.

Bruno Wanrooij