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Alessandra Gissi – Le segrete manovre delle donne. Levatrici in Italia dall’Unità al fascismo – 2006

Alessandra Gissi
Roma, Biblink, 157 pp., euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2006

Da alcuni decenni la scena del parto è diventata un oggetto di interesse per la ricerca storica, grazie allo stimolo della riflessione della storia delle donne e di genere, della storia sociale francese e degli spunti dell’antropologia e della sociologia di ambito anglofono. È stata analizzata nei suoi aspetti culturali e simbolici che riguardano la procreazione, la gravidanza, la nascita, così come sono stati indagati in profondità i soggetti e gli equilibri di potere che l’hanno governata: dal ruolo delle levatrici all’ingresso della medicina e dei medici, al rapporto con la religione cattolica, per arrivare ai caratteri di quel processo di medicalizzazione che, a partire dall’epoca moderna, ha cercato di disciplinare e controllare i soggetti e le relazioni che governavano quell’evento biopolitico strategico che era ed è la nascita. Guardando a un soggetto peculiare ? la levatrice ?, a un momento e a un luogo specifici ? l’Italia nel periodo che va dall’Unità agli anni ’40 del fascismo pronatalista ? il libro di Gissi (prodotto della tesi di dottorato in Storia delle donne e identità di genere) si interroga sui risultati di questo processo di disciplinamento. Lo fa con l’intento di problematizzare una dicotomia radicata e diffusa, sia nelle rappresentazioni del passato sia, non di rado, in quelle contemporanee, secondo la quale nella figura della levatrice vi sarebbe la compresenza di due universi contrapposti: quello della mammana, radicato nell’esperienza, nella tradizione, e come tale in un ambito di senso pre-moderno, e quello della levatrice professionista, prodotto diretto di una modernità che l’ha formata e disciplinata alle conoscenze scientifiche e alle necessità biopolitiche delle istituzioni statali e religiose. L’autrice, al contrario, intende «dimostrare la frequente e consapevole coesistenza immaginabile più come un continuum che come una polarizzazione ? di aspetti e stratificazioni di lungo periodo con le nuove acquisizioni professionali » (p. 12). Servendosi di fonti a stampa ? giornali specializzati, pubblicazioni dedicate specificamente alle levatrici ? e d’archivio ? Ministero dell’Interno, questura, prefettura ? Gissi guarda all’esperienza delle levatrici principalmente attraverso il prisma dell’aborto e privilegiando uno sguardo nutrito degli spunti della riflessione antropologica e sociologica inglese e americana. In quest’ottica, descrive un complesso e sostanzialmente fallimentare tentativo di disciplinare le levatrici, dove i regolamenti sanitari di età crispina come le misure di polizia di epoca fascista trovavano un punto in comune nel tentativo non riuscito di riportare all’ordine quella figura che rimaneva riferimento per le donne nel governo della gravidanza, sia voluta sia indesiderata. È una storia ricca di episodi e di voci significative quella che l’autrice racconta, ma l’aver scelto un approccio che non travalica di molto i limiti cronologici definiti, impedisce talvolta di afferrare pienamente i caratteri delle novità e delle persistenza in quelle complesse ramificazioni che, come giustamente è osservato, stanno alla base dell’interesse di questa vicenda.

Emmanuel Betta