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Alessandra Minerbi – Tra continuità e rottura. Il gruppo dirigente della Socialdemocrazia tedesca in esilio (1933-1939) – 2001

Alessandra Minerbi
Milano, Unicopli, pp. 262, euro 17,56

Anno di pubblicazione: 2001

Un titolo di merito di questo libro è il fatto di essere non solo il primo dedicato in Italia alla socialdemocrazia tedesca nell’epoca del Terzo Reich, ma anche il primo studio italiano che tocchi, in generale, aspetti relativi all’esperienza dell’esilio dalla Germania nazionalsocialista trattandoli in maniera diffusa e basandosi su documenti di prima mano. Da tempo attorno al tema dell’esilio è venuto costituendosi nella Repubblica federale tedesca un vero e proprio genere storiografico (Exilforschung), e si sono raggiunti risultati notevoli sia sul piano della documentazione sia su quello dell’analisi storica. La familiarità dell’autrice con gli orientamenti e le metodologie di questo filone di studi traspare dal modo in cui ha condotto la ricerca e ne ha sistemato i risultati. Il libro, infatti, non tratta solo temi di dibattito teorico-politico, ma dà ampio spazio anche ad argomenti come il legame con i pays d’accueil, le forme della comunicazione con l’interno della Germania, l’attività editoriale, il ruolo della stampa, la dimensione culturale: tutte questioni che la storiografia tedesca dell’esilio ha posto al centro dell’attenzione, in considerazione anche del limitato rilievo che l’attività più propriamente di partito ebbe nell’esperienza degli esuli (a differenza di quanto si riscontra nel caso dell’emigrazione antifascista italiana).
Più che la ?rottura? determinata dalla costrizione a operare in un contesto inedito, fu la ?continuità? con la propria tradizione politica a segnare, secondo l’autrice, l’esilio socialdemocratico: un esito favorito dalla scelta stessa di non ricostituire né tanto meno rifondare il partito all’estero e di affidarne la rappresentanza esclusiva ad un gruppo dirigente che interpretò il suo mandato proprio nel senso della preservazione della continuità, condannandosi però all’isterilimento, non solo per l’impotenza rispetto alla situazione interna tedesca, ma anche per l’isolamento rispetto alle sparse schiere della stessa emigrazione socialdemocratica, rimaste allo stato inorganico e lasciate ai margini, senza possibilità di interagire con il gruppo dirigente e di fargli pervenire stimoli intellettuali e politici che ne vivificassero l’azione. L’aspetto più notevole dell’attività dell’Exilvorstand socialdemocratico fu così la raccolta di notizie dalla Germania, da cui scaturirono quei Deutschland Berichte der Sopade, che dopo aver egregiamente assolto all’epoca una funzione di controinformazione, hanno costituito una fonte preziosa per lo studio della società tedesca sotto il nazismo e ai quali la Minerbi dedica pagine assai interessanti. Nell’ampia panoramica tratteggiata dall’autrice, che ha il pregio della vastità, ma talvolta il limite di un attraversamento troppo rapido di qualche argomento, resta sacrificato l’aspetto dei rapporti con altri partiti socialisti e della visione di politica internazionale della socialdemocrazia tedesca: che questa sia rimasta ferma a un ?pacifismo tradizionale? è affermazione impropria, smentita dalla polemica che proprio su questo punto oppose l’Exilvorstand e i laburisti britannici.

Leonardo Rapone