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Alessandro Casellato – Giuseppe Gaddi. Storia di un rivoluzionario disciplinato – 2004

Alessandro Casellato
Sommacampagna (Vr), Cierre, pp. 166, euro 12,50

Anno di pubblicazione: 2004

La memoria comunista si conferma come un giacimento sterminato e ricchissimo e la biografia di Giuseppe Gaddi scritta da Casellato e fondata su una documentazione memorialistica ed epistolare ne è un esempio.
Per quanto i capitoli della sua vita appartengano a un universo seriale (clandestinità, carcere, esilio fra Mosca e Parigi, deportazione, Resistenza, ecc.) Gaddi è un comunista particolare, ha un cursus honorum corrispondente a una biografia politica non del tutto lineare e al tempo stesso non è un eccentrico: nel PCI del dopoguerra ha alcune responsabilità dirigenti (segretario della Federazione di Padova, poi di quella di Treviso) e poi ? ancora giovane, poiché il 1956 lo trova quarantasettenne ? segue il percorso verso il cimitero degli elefanti : associazione Italia-URSS, soggiorni nei paesi socialisti, Commissione centrale di controllo. Scrittore sia per necessità organizzative, come quadro classico dell’AgitProp, sia per vocazione personale, Gaddi apre uno squarcio significativo nell’officina della costruzione della memoria e della tradizione comuniste.
Casellato fa bene a sottolineare i ?saggi di storiografia comunista? contenuti nell’opera letteraria di Gaddi (Ogni giorno, tutti i giorni, Milano, Vangelista, 1973; I comunisti nella Resistenza veneta, Milano, Vangelista, 1977), tutti rivolti a mettere in risalto continuità e coerenze. E fa altrettanto bene a insinuare qualche ombra ? ma solo qualche ombra ? a proposito della facilità con cui Gaddi sfugge ai rischi più gravi che la sua attività di rivoluzionario gli fa correre. Il filo della memoria di questo ?travet della rivoluzione differita? è infatti un filo ambiguo, costruito, abbastanza lontano sia dal candore stalinista di un Robotti, sia dal ?togliattismo? roboante della maggior parte delle autobiografie comuniste. Casellato colloca la figura di Gaddi nel contesto dei linguaggi e dell’identità comunisti con intelligenza ma con una eccessiva rapidità. Si sente, leggendo le sue pagine, la mancanza per l’Italia di un lavoro simile a quello che Marie Claire Lavabre ha dedicato alla Francia (Le fil rouge. Sociologie de la mémoire communiste, Paris, Presses de la Fondation Nationale des Sciences politiques, 1994). L’autore guarda al suo personaggio con una simpatia complessa: disposto a presentare Gaddi come un tipico quadro stalinista, alla fine del suo libro Casellato rischia di accogliere la visione dello stesso Gaddi, che si sente vittima del rinnovamento del PCI nella seconda metà degli anni Cinquanta, dando spazio a quegli stereotipi di genesi secchiana che presentano i profili genuini, onesti e ?rivoluzionari? dei vecchi quadri stalinisti contro il carattere freddo, burocratico, calcolatore dei nuovi giovani dirigenti poststalinisti.

Franco Andreucci