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Alessandro Cavallaro – Operazione «armi ai partigiani». I segreti del Pci e la Repubblica di Caulonia, – 2009

Alessandro Cavallaro
Soveria Mannelli, Rubbettino, 190 pp., Euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2009

Quando un libro che narra fatti di scala eminentemente locale è scritto da un a. originario dei luoghi teatro delle vicende, in questo caso addirittura da un parente di quello che emerge come il protagonista assoluto degli eventi, il lettore può avvicinarsi alla lettura temendo di trovarsi di fronte ai fraintendimenti e alle distorsioni propri di una ricostruzione eccessivamente «partecipata» dei fatti.Il volume qui presentato correva un rischio del genere: il suo tema principale è la «rivoluzione di Caulonia», che ebbe luogo nella cittadina calabrese nel marzo del 1945 sotto la guida di alcuni militanti e dirigenti comunisti locali in opposizione al graduale ritorno del controllo sociale nelle mani della proprietà terriera, e l’a. è il figlio minore di Pasquale Cavallaro, esponente antifascista e in quel periodo sindaco comunista di Caulonia. Tuttavia il tono celebrativo non inficia un racconto sostanzialmente equilibrato, ed è apprezzabile lo sforzo di ancorare le memorie raccolte a una base documentaria inedita, tratta soprattutto dall’epistolario di Pasquale Cavallaro con i principali dirigenti del Pci, e puntualmente riprodotta in una appendice i cui materiali rappresentano un elemento di sicuro interesse soprattutto per gli studi di storia locale dello spirito pubblico nella guerra e della Resistenza.L’impianto generale del volume può suscitare comunque qualche perplessità. L’a. concentra la sua attenzione essenzialmente su un singolo problema, quello del diretto coinvolgimento dei vertici nazionali del Partito comunista nella rivolta di Caulonia, non solo attraverso la promessa di un sostegno alle istanze dei partecipanti poi ritirata quando questi ultimi dovettero affrontare la reazione delle autorità, ma anche e soprattutto a causa della regia comunista di uno degli eventi fondamentali che avrebbero reso possibile la sollevazione: la requisizione da parte dei militanti comunisti locali di molte delle armi che nel 1942-43 gli Alleati avevano fatto sbarcare clandestinamente in Calabria per alimentare le nascenti forze di opposizione al fascismo. La risposta offerta, anche per le fonti prese in considerazione, nasce da una attenzione quasi esclusiva alle relazioni interpersonali e ai giochi di responsabilità tra i vari livelli del Pci. Appena accennate risultano invece alcune questioni complessive che, se adeguatamente affrontate, potrebbero rappresentare il contesto adeguato per una soluzione più complessa: quella della costituzione di una forza armata comunista tra gli anni della clandestinità e il ritorno alla vita legale; quella dello schiudersi alla politica di massa di situazioni sociali marchiate da consuetudini (e da latenti conflitti) secolari; quella delle interrelazioni tra le forze politiche del riscatto operaio e contadino e le tradizionali associazioni per l’opposizione clandestina all’ordine costituito, spesso destinate a degenerare nel tempo in organizzazioni criminali.Questi appunti, lungi dallo sminuire il lavoro dell’a., intendono rappresentare lo spunto per nuove piste di ricerca su un tema meritevole di ulteriori sforzi conoscitivi.

Andrea Mariuzzo