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Alessandro Polsi – Stato e Banca Centrale in Italia. Il governo della moneta e del sistema bancario dall’Ottocento a oggi – 2001

Alessandro Polsi
Roma-Bari, Laterza, pp. XII-186, euro 23,24

Anno di pubblicazione: 2001

Da tempo si aspettava un volume del genere: un libro conciso che tratta i problemi delle banche di emissione in Italia nel lungo periodo, scritto in modo sintetico, con un linguaggio non troppo tecnico, che rende perciò accessibile il tema anche allo storico generale, ma allo stesso tempo dotato di una ricco apparato bibliografico.
L’opera di Alessandro Polsi, noto storico bancario, fa parte di una nuova collana ? le ?Istituzioni nell’Europa contemporanea? ?, diretta da Fabio Rugge, e mette perciò in risalto la vicenda istituzionale della Banca d’Italia e delle banche che l’hanno preceduta cercando di fissare il suo ruolo nell’ambito della ?costituzione economica? del Regno prima, della Repubblica poi. L’autore riesce benissimo a confrontare da una parte l’istituzione della Banca centrale con l’impatto della legislazione esercitata su di essa. Dall’altra parte dimostra la dialettica tra il potere politico che vorrebbe usare la Banca in modo strumentale per i suoi scopi, spesso solo di breve termine, e l’istituzione bancaria che aspira ad un ruolo stabile ed è perciò interessata a raggiungere il massimo di indipendenza dal mondo politico.
Questi sono i grandi temi del libro che Polsi sviluppa molto chiaramente sia per i decenni che precedono la creazione della Banca d’Italia nel 1893 che per l’età giolittiana e la prima guerra mondiale. Le 30 pagine (sulle 149 complessive) che l’autore dedica a questi primi settant’anni ci sembrano, tuttavia e malgrado la grande qualità del testo e la competenza di Polsi per la storia bancaria italiana di questo periodo, troppo poche. Ottimo il capitolo che si occupa del periodo tra le due guerre mondiali con un’analisi particolarmente riuscita degli avvenimenti degli anni ’30: la legge bancaria del 1936 e la pretesa del regime di controllare ?in modo totalitario? anche il settore del credito. Molto buona anche la parte sul secondo dopoguerra dove Polsi analizza dettagliatamente il margine di manovra della Banca centrale all’interno della politica economica dei vari governi e le influenze della congiuntura economica mondiale. Anche se questa storia si vuole istituzionale, Polsi è ben consapevole del ruolo degli individui e lo dimostra guardando ai governatori della Banca d’Italia e alle loro politiche molto diverse l’una dall’altra.
Alla fine due annotazioni critiche che non diminuiscono il giudizio complessivamente molto positivo su quest’opera: 1. i confronti con la situazione internazionale, per esempio con altri modelli di banca di emissione o banca centrale, sono troppo scarsi per tutto il periodo dal 1860 in poi. Certe presunte particolarità italiane (pluralità dell’emissione in un primo tempo, rapporto tra Tesoro e Banca dagli anni ’60 in poi) si sarebbero rivelate allora molto meno originali; 2. bisognava sottolineare il ?conflitto di interesse? naturale nel caso della vigilanza esercitata dalla Banca centrale stessa, conflitto tra l’obiettivo per la Banca centrale di regnare su un settore creditizio ?calmo? e perciò solido e il dovere di eliminare le imprese bancarie ?cattive?. I casi del Banco di Napoli e delle banche e casse siciliane scoppiati negli anni ’90, non menzionati dall’autore, potrebbero dimostrare che lo strumento della vigilanza non era stato tanto affinato dalla meta degli anni ’70 in poi.

Peter Hertner