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Alexander De Grand – The Hunchback’s Tailor: Giovanni Giolitti and Liberal Italy from the Challenge of Mass Politics to the Rise of Fascism, 1882-1922 – 2001

Alexander De Grand
Westport Ct., Praeger, pp. X-294, $ 69,95

Anno di pubblicazione: 2001

Nel percorso di ricerca di Alexander De Grand si passa dai volumi sul nazionalismo a quelli sul ventennio fascista per arrivare alla recente riflessione sull’Italia giolittiana: lavoro che segue la parabola politica di Giovanni Giolitti dal 1882 al 1922. Un lungo viaggio attraverso le trasformazioni dell’Italia liberale fino alla cesura della Grande Guerra e ai difficili equilibri degli anni venti. Gli interrogativi sulle origini del fascismo hanno spinto De Grand verso la ricerca delle costanti e delle caratteristiche del caso italiano nel primo quindicennio del XX secolo. Il volume è un tentativo di tenere insieme una ricerca consolidata con la necessaria sintesi dettata da un arco cronologico così vasto e dall’obiettivo di arrivare a una lettura d’insieme del quarantennio preso in esame. Solo nella conclusione l’autore si avventura al di fuori della periodizzazione indicata con alcune brevi incursioni nel dibattito sull’eredità e sul significato della stagione della Resistenza.
Nella recensione comparsa sul ?Journal of Modern Italian Studies? si legge che si tratta del primo tentativo in lingua inglese di una biografia politica completa di Giovanni Giolitti. La struttura testimonia la volontà di offrire una lettura coerente e unitaria non riconducibile al genere storico-letterario delle biografie. I primi tre capitoli sono dedicati agli anni del XIX secolo: dall’ascesa al ?disastro? del governo del 1892-93, fino all’opposizione nell’ultimo scorcio del secolo. Dal quarto capitolo ha inizio l’età giolittiana vera e propria: governo Zanardelli e in seguito ? nei capitoli cinque e sei ? secondo e lungo ministero tra il 1906 e il 1909. Gli ultimi tre capitoli affrontano gli interrogativi sull’ingresso dell’Italia nel conflitto mondiale e il successivo equilibrio post bellico: le riforme e la guerra, l’esilio politico e il difficile ritorno degli anni venti. Giolitti appare interprete autentico, prigioniero di un mondo ormai al tramonto: la società di massa (la politica di massa) risulta incompatibile con le dinamiche proprie dell’Italia liberale e del suo più ?autentico protagonista dopo Cavour?. Lo statista piemontese nella ?sua straordinaria lunga carriera? rappresenta ?il meglio della tradizione liberale? e sarebbe ?profondamente antistorico giudicarlo con gli standard democratici?; l’autore lo definisce con efficacia un ?progressista conservatore? e/o un ?liberale progressista? figlio del suo tempo.
Nella parte conclusiva (gli ultimi capitoli e le considerazioni finali) si affacciano anche in modo contraddittorio le critiche alle costanti dell’Italia giolittiana che si affiancano alla difesa appassionata dell’uomo politico liberale: i costi del giolittismo sul sistema politico (le analisi solo accennate alla comparazione con altri paesi); il significato delle alternative possibili a partire da quella conservatrice sonniniana; il peso di socialisti e cattolici (i rossi e i neri) nel processo di nazionalizzazione del nostro paese e l’incapacità di misurarsi con i minacciosi proclami del regime fascista in arrivo.

Umberto Gentiloni