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Alfredo Pecoraro – Dai campi e dalle officine. Storie di operai e contadini nella Sicilia dal 1947 al 1970 – 2003

Alfredo Pecoraro
Gioiosa Marea (Me), Doramarkus, pp. 124, euro 5,00

Anno di pubblicazione: 2003

È possibile raccontare i nostri passati fino a farli divenire sic et simpliciter dei libri di storia? L’antropologa Elizabeth Tonkin si è posta tale interrogativo, indagando le connessioni reciproche tra memoria, cognizione e storia e giungendo alla conclusione che, sebbene la costruzione della storia orale sia un processo fondamentalmente sociale, esso non può escludere dal suo orizzonte il contributo dello storico, al fine di elaborare un modello unificato, che possa essere accettato e condiviso in tutte le aree delle scienze sociali.
Dai campi e dalle officine si regge sull’oralità e nasce dal desiderio del Sindacato pensionati italiani della CGIL di Palermo di concedere la parola ai protagonisti, ai comprimari e ai semplici spettatori di singoli fatti storici accaduti nel Palermitano ? benché il sottotitolo del volume faccia riferimento a tutto il territorio isolano ? allo scopo di ?raccontare una storia diversa e complementare a quella fatta dai grandi personaggi? (p. 12).
Gli otto capitoli in cui è suddiviso il libro rievocano altrettanti nodi storiografici del dopoguerra siciliano, rivissuti, in un personale amarcord con venature più da dramma che da commedia ? da personaggi molto simili agli ?anonimi muratori? evocati da Brecht.
Si ripercorre così la sparatoria eseguita dalle cosche mafiose in occasione dell’agitazione sindacale del 1947 ai cantieri navali Piaggio, si continua con la strage di Portella della Ginestra, si passa poi alle lotte contadine e alla delusione per la riforma agraria ? probabilmente l’episodio più ?visitato? dalla storia orale ? alle manifestazioni operaie contro Tambroni e la Cassa per il Mezzogiorno, alla denuncia del sacco edilizio perpetrato da Lima e Ciancimino, alle liaisons dangereuses tra la Regione e il Banco di Sicilia, per chiudere con la testimonianza di alcuni dirigenti sindacali dell’epoca.
Il capitolo più interessante è senza dubbio quello relativo alla presa di coscienza di classe da parte degli operai palermitani, al loro faticoso inserimento nel processo di modernizzazione ? come già aveva notato, nel 1964, il sociologo Franco Leonardi, in una ricerca pionieristica sugli insediamenti industriali in provincia di Siracusa ? alla serrata dialettica che spesso oppose la CGIL al PCI, rimarcata, ancora di recente, da Emanuele Macaluso nelle sue memorie.
L’operazione affidata a Pecoraro risulta priva, nell’insieme, di riferimenti epistemologici accreditati, dal momento che l’autore non sembra preoccuparsi di seguire il dibattito teorico sulla storia orale, né tenta di approfondire uno qualsiasi degli innumerevoli modelli metodologici implementati per la rappresentazione del passato e nemmeno sembra aver consultato i prototipi storiografici italiani sul tema, come, a esempio, il pregevole studio di Maurizio Gribaudi sulla ricostruzione degli spazi e dei percorsi sociali della classe operaia a Torino, agli inizi del XX secolo.
Le innumerevoli reminiscenze raccolte dall’autore vengono, di conseguenza, date in pasto al lettore senza alcuna mediazione semiotica e/o storiografica e introdotte da didascalie striminzite che non tentano nemmeno di far filtrare la storia dalla memoria.

Giuseppe Caramma