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Andrea Bosco – Federal Union e l’Unione franco-britannica. Il dibattito federalista nel Regno Unito dal Patto di Monaco al crollo della Francia (1938-1940) – 2009

Andrea Bosco
Bologna, il Mulino, 465 pp., Euro 32,50

Anno di pubblicazione: 2009

Nel marzo del 1939 fu pubblicato in Inghilterra Union Now, volume con cui il giornalista americano Clarence K. Streit sosteneva la necessità per i paesi democratici di unirsi in una federazione internazionale come unica possibilità di fermare l’espansione del nazionalsocialismo. Le tesi di Streit ebbero il merito di riaccendere nel Regno Unito il dibattito sul federalismo, che già aveva conosciuto un momento di fortuna nei primi venti anni del ‘900.Da qualche mese era stata infatti fondata Federal Union che, da iniziale circolo culturale e gruppo di pressione, grazie all’ampiezza del dibattito suscitato, riuscì a imporsi all’attenzione dell’opinione pubblica come un vero e proprio movimento di massa. Il volume di Bosco ricostruisce con dovizia di particolari – basandosi sull’analisi di una grande quantità di fonti primarie, oltre che sulla letteratura, quasi esclusivamente in lingua inglese, prodotta sull’argomento – non solo la storia di Federal Union, ma pure tutta la parabola che il dibattito federalista conobbe nel Regno Unito e in Francia fino al crollo di quest’ultima nel giugno 1940.L’analisi di Bosco mette in luce il forte richiamo alla dimensione etica e religiosa (si veda l’esplicito appoggio dato al progetto dall’arcivescovo di York) che il sistema federale aveva naturalmente e quasi necessariamente per chi lo presentava come soluzione ai problemi del disordine internazionale. La fortuna che i progetti federali incontrarono era certo imputabile all’incombere della minaccia hitleriana, ma quasi mai mancò in chi li perorava la convinzione che essi potessero contribuire alla pacifica esistenza dei popoli, organizzati in un sistema internazionale ordinato.Di particolare interesse risultano le pagine dedicate all’interazione tra i fautori delle tesi federaliste (tra i quali anche molti studiosi e politici gravitanti intorno a Chatham House) e il Foreign Office. Molti funzionari del Ministero degli Esteri, infatti, dall’iniziale scetticismo verso Federal Union e i suoi sostenitori finirono con il rivalutare le idee federaliste, in particolare dopo il diretto coinvolgimento proprio del Foreign Office nei lavori del Comitato interministeriale per la collaborazione postbellica anglo-francese e in quelli dello specifico istituto di ricerche creato all’interno del Ministero stesso. Proprio l’intrecciarsi del dibattito sul federalismo con i temi degli obiettivi di guerra, della cooperazione con la Francia e dell’organizzazione mondiale e continentale che avrebbe seguito il conflitto rese tale argomento ancora più popolare e capace di catalizzare i consensi di un’ampia parte del mondo politico (fino all’esplicito appoggio del primo ministro Chamberlain e alla nascita di un intergruppo parlamentare a sostegno del federalismo).Interessante risulta pure il collegamento tra il fallimento finale dei progetti federali, imputato alla precedenza data dal maggio 1940 al timetable militare, e la nascita di quella special relationship tra Gran Bretagna e Stati Uniti che avrebbe segnato le sorti del conflitto e del dopoguerra.

Alice Martini