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Andrea Colli – I volti di Proteo. Storia della piccola impresa in Italia nel Novecento – 2002

Andrea Colli
Torino, Bollati Boringhieri, pp. 313, euro 27,00

Anno di pubblicazione: 2002

Le indagini condotte nel corso di alcuni anni dall’autore approdano ora a quest’importante contributo. L’opera è costruita per temi, inserendo la complessa questione della piccola impresa in un contesto storico. Cominciando dalla difficile questione terminologica, che nel corso del tempo ha sofferto di sovrapposizioni e confusioni (piccole industrie, artigianato, industria a domicilio, ecc.), la ricerca dei concetti definitori che possano chiarire il rapporto tra le varie dimensioni dell’apparato produttivo, deve tener conto dei tempi e delle evoluzioni concettuali che si sono fatte strada dalla seconda metà dell’800 a oggi. A complicare ulteriormente il procedere dell’analisi interviene pure il problema della quantificazione del fenomeno nel corso del tempo: l’incomparabilità dei censimenti industriali non aiuta a far chiarezza sulla consistenza del fenomeno. Lo sforzo dell’autore, attraverso la narrazione di numerose vicende indicative di imprese o di settori, collocate in varie aree della penisola e in vari periodi, è quello di svincolare la questione della piccola impresa dalla concezione imperante oggi giorno che la vede spesso legata al «paradigma distrettuale» in cui in genere viene collocato dalle scienze sociali in genere. L’originalità dello studio sta proprio nell’impiegare il concetto di piccola impresa per ripercorrere le tappe dello sviluppo industriale nazionale, operazione che l’autore periodizza a partire dalla seconda metà dell’800, allorché solerti dirigenti ministeriali e tecnocrati sensibili cominciarono a posare la loro attenzione sulle varie specificità produttive locali delle varie regioni italiane (corallo, paglia, prodotti alimentari) per proporre l’utilizzo di queste attività minori per molteplici scopi: dall’integrazione del reddito contadino, all’ammortizzamento delle crisi sociali, allo stemperamento delle conflittualità sociali, urbane e rurali. La piccola impresa, o come si diceva nell’800 le ?piccole industrie?, è sparsa su tutto il territorio e in ogni ambiente: in montagna, in città e in campagna. Diverse, sono le forme organizzative che le compongono, ma tutte testimoniano della sostanziale capacità della popolazione italiana di mobilitarsi per attuare quelle forme di ?capitalismo popolare? che recentemente sono state messe in luce dalla critica. La disponibilità di diverse risorse, più o meno legate all’agricoltura, ha consentito, in certe aree, di promuovere iniziative e processi che hanno accompagnato lo sviluppo economico dei soggetti maggiori spesso integrandolo e sostenendolo. Il concetto che sta a cuore all’autore è, infatti, quello di comunità di imprese, un insieme cioè di imprese di varie dimensioni che tendono a costruire un tessuto produttivo che dà consistenza al decollo industriale del nostro paese. Liberata dall’?attualizzazione distrettuale?, la piccola impresa svolge un suo ruolo complementare all’interno del processo d’industrializzazione italiano. E qui si situa il contributo più innovativo della fatica di Colli: una rilettura più equilibrata e sensibile delle vicende economiche d’Italia nel corso del Novecento.

Edoardo Borruso