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Andrea De Santi – Rimini nel secondo dopoguerra. Trasformazioni urbane e modelli di città – 2008

Andrea De Santi
Cesena, Il Ponte Vecchio, 206 pp., euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2008

Il testo di Andrea De Santi crediamo vada letto all’interno di un più ampio e crescente interesse della storiografia urbanistica italiana per le città in età contemporanea, sebbene il caso di Rimini, in particolare, è da tempo al centro di alcuni studi volti ad analizzare il fallimento delle politiche urbane nel secondo dopoguerra, soprattutto in relazione al rapido successo dell’economia turistica. Tra questi lavori, ricordiamo quelli di Grazia Gobbi Sica e Paolo Sica (Rimini, Laterza, 1982), Vera Zamagni (Sviluppo economico e trasformazioni sociali a Rimini nel secondo Novecento, a cura di, Capitani, 1992), Giorgio Conti e Pier Giorgio Pasini (Città come storia, vol. 2, Tipolito Giusti, 2002). Il volume di Andrea De Santi, che condivide questa linea interpretativa, nasce dalle ricerche per la sua tesi di laurea in Storia contemporanea, conseguita presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Bologna.Come racconta l’a., i duri bombardamenti che colpiscono la città durante la seconda guerra mondiale radono al suolo quasi totalmente il centro storico di Rimini, demolito e interamente ricostruito fino alla fine degli anni ’60. In questo drammatico contesto, un rilancio possibile per la città è visto nello sviluppo balneare e del turismo di massa. Già dalla fine degli anni ’40, il piano della Rema (Ricostruzione edilizia marina adriatica) prevede alberghi, residenze e attività commerciali sul litorale riminese, distruggendo il Kursaal: simbolo della vita mondana al lido tra ‘800 e ‘900. Questo è solo uno dei molteplici piani pensati per la città, dal primo Piano regolatore generale del secondo dopoguerra (1944) al piano di Benevolo del 1999. Dal secondo dopoguerra ad oggi, sono stati prodotti sette piani regolatori, un piano di ricostruzione, oltre ad importanti piani particolareggiati, a cui hanno partecipato i maggiori architetti italiani, come Ernesto La Padula, Plinio Marconi, Melchiorre Bega, Giuseppe Vaccaro, Luigi Piccinato, Giuseppe Campos Venuti, Giancarlo De Carlo, Osvaldo Piacentini e Leonardo Benevolo. A fronte di questo impegno costante del Comune a programmare la crescita urbana ? scrive l’a. ? tuttavia «è mancata una costanza e una coerenza di fondo che ha in troppe occasioni compromesso la programmazione territoriale e l’idea complessiva di città» (p. 8).Andrea De Santi, nonostante si definisca «né un tecnico, né un professionista» (p. 9), compie al contrario un’accurata analisi della molteplicità di politiche urbane e di strumenti tecnici annunciati e messi in campo a Rimini, basandosi in particolare sugli atti comunali, le delibere provinciali e i piani regolatori e particolareggiati, per ricostruire la genesi, i caratteri e gli esiti dei molti provvedimenti proposti. Solo accennata è invece l’analisi dei reali impatti che questi modelli di città hanno sulle trasformazioni urbane, sugli abitanti e nel tempo. Un discorso, questo, che ci sembra possa valere anche per il ricco apparato iconografico: piani urbanistici, progetti e foto all’origine di una «disarticolata forma urbana» (p. 8), mai realmente descritta e raccontata al lettore.

Alice Sotgia