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Andrea Moroni – Alle origini del «Corriere della Sera». Da Eugenio Torelli Viollier a Luigi Albertini (1876-1900) – 2005

Andrea Moroni
Milano, Franco Angeli, pp. 200, euro 19,00

Anno di pubblicazione: 2005

Pubblicata nella collana di storia dell’editoria diretta da Della Peruta e Gigli Marchetti, la ricerca di Andrea Moroni analizza il periodo meno conosciuto del «Corriere della Sera», dalla nascita all’ascesa di Luigi Albertini. Lo studio si è giovato dei materiali dell’archivio storico del giornale, recentemente riordinato dalla Fondazione Corriere della Sera: un’opportunità non comune che l’autore ha saputo mettere bene a frutto utilizzando documenti spesso difficilmente reperibili, dai bilanci alla corrispondenza privata. In questo modo Moroni ha potuto analizzare la vicenda del «Corriere» da ogni angolazione, come meriterebbe ogni studio sui mass media: ha integrato la ricostruzione della fondazione del giornale con l’esame delle sue posizioni politiche; ha analizzato il quotidiano dal punto di vista dell’impresa commerciale con un’attenta disamina dei dati economici e degli assetti proprietari; e infine ha studiato le trasformazioni grafiche ed editoriali, un modo per capire ?i mutamenti intervenuti nel rapporto tra opinione pubblica e organi di informazione? (p. 17) generalmente (e colpevolmente) trascurato in questo genere di studi. Un’analisi così completa ? e complessa ? permette di andare oltre la semplice vicenda del quotidiano milanese per cogliere un passaggio più generale nella storia del giornalismo, quella trasformazione dal giornale-libro al giornale di notizie che si sovrappone a un cambiamento dell’opinione pubblica fra XIX e XX secolo.
Eugenio Torelli Viollier, il giornalista di origini napoletane che fonda il «Corriere della Sera», asseconda questa tendenza già nei primi anni di vita del foglio e anzi ? come scrive con sintesi forse troppo generosa Paolo Mieli nell’introduzione ? ?dimostra di voler ?creare’ un pubblico e di non accontentarsi di quello che c’è? (p. 11). Le sue intuizioni, nate dallo studio della stampa internazionale e rinforzate dalla necessità di affermare il quotidiano contro i concorrenti «La Perseveranza» e «Il Secolo», potranno concretizzarsi solo con l’ingresso nella proprietà di Benigno Crespi nel 1885. I nuovi, ingenti investimenti trasformano il quotidiano milanese in un giornale a diffusione nazionale con tre diverse edizioni che permettono di armonizzare tempestività dell’informazione e tempi lunghi delle consegne. Ciò nonostante, il «Corriere» mantiene una linea politica omogenea per tutto il periodo della direzione di Torelli Viollier (e anche oltre, come dimostra l’analisi puntuale delle vicende interne sotto la direzione del più conservatore Domenico Oliva durante i moti di fine secolo): monarchica costituzionale e moderata, la tendenza espressa dal quotidiano è però anche attenta ai nuovi problemi che il paese affronta nello scorcio del secolo e questo gli permetterà di arrivare a incarnare la coscienza della borghesia industriale.
Con il suo studio Moroni riconsegna dunque profondità e complessità a Torelli Viollier, la cui figura era stata finora schiacciata dal peso di Luigi Albertini: alcune delle innovazioni da lui realizzate, in realtà, erano presenti in nuce già nella prima fase del quotidiano ma erano rimaste bloccate dal modello ottocentesco di opinione pubblica.

Andrea Sangiovanni