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Andrea Riccardi – L’inverno più lungo. 1943-44: Pio XII, gli ebrei e i nazisti a Roma – 2008

Andrea Riccardi
Roma- Bari, Laterza, XIX-404 pp., euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2008

Roma sotto l’occupazione nazista: un inverno prolungato che durava nove mesi, con il freddo, la fame, la paura della cattura, della tortura, della deportazione e della morte: in particolare per gli ebrei. Ciononostante questo libro è una storia prevalentemente di sopravvissuti. I fatti sono noti da tempo: gli ebrei salvati a Roma furono più di diecimila, di cui oltre quattromila accolti dalle strutture religiose romane, già elencate dettagliatamente da Renzo De Felice nel 1961 (p. 244). L’elenco gli era stato fornito da padre Leiber e risaliva probabilmente all’immediato dopoguerra. Il dibattito però sull’operato del Vaticano nei confronti della persecuzione nazista degli ebrei è stato da allora molto acceso, amplificato dall’accusa rivolta nella pièce teatrale di Hochhuth nel 1963. Di fronte a questa situazione di partenza, Riccardi vuole dimostrare che almeno a Roma il vertice vaticano ebbe un ruolo in quest’opera di salvataggio: «Analizzare le scelte del clero e dei religiosi di Roma (come fa Susan Zuccotti), solo come un generoso movimento di base, distaccato dalla diocesi, dalla Curia e dal papa, non è aderente alla realtà e alle dinamiche di questo mondo» (pp. 279-280). Riccardi non vuole però concentrarsi troppo sulla figura di papa Pacelli (che «sapeva che il suo era ?silenzio?», p. XIV), bensì dimostrare che «il mondo religioso di Roma, con i suoi limiti e con la mentalità di quel tempo, fu una riserva di umanità in un tempo tanto buio» (p. XII). La ricostruzione pullula di memorie da parte dei protagonisti, di cronache degli avvenimenti, di interviste fatte nei decenni successivi con i testimoni e con i protagonisti di quest’enorme opera di salvataggio neiconfronti dei perseguitati del nazismo e del fascismo di Salò. Riccardi apre ai nostri occhi un intero mondo dell’assistenza cattolica (che si dispiegava, come ricorda giustamente l’a., accanto all’aiuto prestato da parte delle organizzazioni di assistenza ebraiche ed ai singoli individui, nei quartieri e nelle case private (p. 225); un’ospitalità cattolico-religiosa che si esprimeva spontaneamente (anche il 16 ottobre) e prevalentemente al femminile! L’azione ospitale nei confronti dei perseguitati esponeva molto di più al rischio i parroci o le suore rispetto a chi aiutava persone di rilievo ad entrare e nascondersi dentro i complessi extraterritoriali del Laterano (Seminario Romano) o del Vaticano ? i quali si rivelarono luoghi protetti, anche perché i nazisti non toccarono l’extraterritorialità vaticana, pur sapendo della resistenza in convento. Il salvataggio a Roma non fu però un’eccezione: troviamo quasi lo stesso tasso dei salvati per l’intera Italia. Vuol dire che la presenza della Curia a Roma non era decisiva. Erano italiani che aiutarono e salvarono gli ebrei, come erano italiani pure quelli che li consegnarono alla macchina dello sterminio nazista.

Lutz Klinkhammer