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Andrea Scazzola – Giovanni Gentile e il Rinascimento – 2002

Andrea Scazzola
Napoli, Vivarium, pp. 291, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2002

Lo studio, frutto della rielaborazione di una tesi di dottorato, si propone di ricostruire la genesi e le successive articolazioni del lavoro storiografico e filosofico di Gentile attorno all’età, ed al concetto di Rinascimento, muovendo dagli anni della formazione pisana e fiorentina e giungendo sino a degli appunti predisposti per le lezioni romane della primavera 1942 ? e l’uso di vari interessanti documenti tratti dall’archivio gentiliano va senz’altro messo in evidenza.
Il lavoro, tuttavia, ha un suo centro ben preciso, costituito dall’esposizione analitica dell’opera commissionata a Gentile dall’editore Vallardi nel quadro della ?Storia dei generi letterari italiani?, dedicata a La filosofia; opera alla quale Gentile lavorò nel primo quindicennio del XX secolo e che lasciò incompiuta, giungendo a trattare di Lorenzo Valla. Valendosi, infatti, delle note e postille bibliografiche inedite predisposte da Gentile, l’autore può ricostruire il quadro dei riferimenti gentiliani, individuare interlocutori ? significativa, ad esempio, la presenza dell’antico compagno di studi Volpe, o l’attenzione prestata a Voigt ?, documentare letture, nel momento del maggiore impegno storiografico e critico di Gentile attorno ad una tematica centrale sia sul piano speculativo che su quello, in senso lato, storico-politico.
L’esame cronologicamente ordinato degli scritti di argomento rinascimentale fa emergere alcuni tratti che caratterizzano, a parere dell’autore, l’interpretazione gentiliana, accanto ad alcune oscillazioni e tensioni. Se l’?elemento unificante di fondo [?] è in definitiva quello centrale della sua speculazione: l’immanentismo, l’affermazione del regnum hominis? (p. 282), il Rinascimento gentiliano non è però né paganeggiante né estetizzante; esordio spirituale del mondo moderno, in contrapposizione al misticismo della Riforma, l’?umanismo? poneva però, in rapporto alla storia ed alla storiografia italiana, i problemi della ?decadenza?, e della delineazione di una ininterrotta tradizione ?nazionale? di pensiero, variamente accentuati nella ricerca e nella riflessione gentiliana ? a proposito della quale l’autore rileva correttamente la distanza, fra l’altro, da ogni inclinazione etnicistica -.
Occorre notare che non sempre ? e specie per quel che riguarda i capitoli dedicati agli anni di studio di Gentile ? il lavoro tiene adeguatamente conto dello stato della ricerca sugli ambienti e sui personaggi pisani e fiorentini fra Otto e Novecento. Se per alcuni contributi ? penso al rilevante saggio di F. Audisio ed A. Savorelli, Giovanni Gentile a Firenze (1897-1898), in ?Giornale critico della filosofia italiana?, LXXX, 2001, pp. 246-325 ? può valere il motivo della contiguità temporale, per molti altri non è così; e questa mancata considerazione dà luogo fra l’altro a piatte, ridondanti riesposizioni di testi ben noti. Lascia inoltre qualche dubbio l’insistita sottolineatura dell’?impoliticità? dell’esperienza intellettuale gentiliana sino alla Grande guerra.

Mauro Moretti