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Angela Villani – L’Italia e l’ONU negli anni della coesistenza competitiva (1955-1968) – 2007

Angela Villani
Padova, Cedam, 487 pp., Euro 42,00

Anno di pubblicazione: 2007

La ricca e ponderosa opera prima di Angela Villani ripercorre con linearità e accuratezza l’azione italiana all’ONU, fin dalla nascita dell’organizzazione e dagli sforzi per l’ammissione. Il lavoro di Villani è un bel libro di storia diplomatica che descrive nel dettaglio come la delegazione italiana dialogasse con il potere politico, attirandone l’attenzione sulle più urgenti questioni internazionali. È costante l’attenzione al dibattito interno alle forze di governo, mentre restano in ombra il ruolo dell’opinione pubblica e quello delle opposizioni. Il punto di vista è quello italiano, e solo raramente – e per lo più dai commenti degli italiani stessi – si intravede come altri giudichino l’azione dell’Italia.L’a. opera una ricostruzione puntuale e precisa, solidamente fondata su fonti d’archivio non solo italiane – spiccano i documenti americani e quelli delle Nazioni Unite. Ad una prima parte cronologica, seguono due approfondimenti tematici particolarmente interessanti sulle questioni del disarmo e della cooperazione allo sviluppo. Due parole, che tornano in continuazione, descrivono sommariamente la linea italiana: equidistanza e prudenza. L’Italia si allinea alle posizioni degli alleati occidentali, anche se non sempre con convinzione. Fa sovente capolino la tentazione di ricavare visibilità e vantaggi, politici o economici, da posizioni ambigue di apertura verso i paesi di recente indipendenza. Ed è proprio questa un’altra costante: la tentazione di ergersi a paladini della decolonizzazione, con la percezione di poter finalmente contare qualcosa. Nella prima fase, tuttavia, la tentazione è frenata dai timori che il sostegno all’autodeterminazione sia controproducente e sproni le rivendicazioni austriache per l’Alto Adige. Anche poi, inoltrandosi negli anni ’60, le posizioni di principio si scontrano con l’opportunità politica e la scelta non è mai quella più coraggiosa. L’Italia ricorre all’astensione e si offre per la ricerca di soluzioni di compromesso. Spesso tuttavia mantiene atteggiamenti contraddittori, come nel caso delle sanzioni contro la Rhodesia e il Sudafrica.L’impressione chiara che si evince dal quadro equilibrato offerto da Villani è che il multilateralismo sia stato vissuto dall’Italia come occasione per sfuggire alle responsabilità dirette, in un rapporto con l’organizzazione che un’a. pur tanto attenta e misurata non esita a descrivere, tirando le somme, come «a volte contraddittorio o velleitario». L’ONU si dimostra sede congeniale per quella politica della «presenza» guardata con tanta irridente curiosità dagli Stati Uniti di cui soprattutto Fanfani divenne un simbolo. Una politica coronata da un certo successo, con l’elezione proprio di Fanfani alla presidenza dell’Assemblea generale. L’ONU, più e meglio di altre organizzazioni a carattere più tecnico, come il Development Assistance Committee nell’OECD, poteva restare luogo di discussione politica e di scambio di informazioni più che organismo capace di imporre misure vincolanti e di controllo. E proprio questo garantì quello che è qui giustamente definito il primato dell’ONU nella politica estera italiana.

Sara Lorenzini