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Angelantonio Spagnoletti – Uomini e luoghi del 1799 in Terra di Bari – 2000

Angelantonio Spagnoletti
Edipuglia, Bari

Anno di pubblicazione: 2000

Il libro raccoglie sei relazioni presentate dall’autore in occasione di altrettanti convegni di studio sul 1799 nelle province pugliesi. L’ottica municipale prescelta, che dà voce soprattutto alle testimonianze di protagonisti e memorialisti coevi, serve, paradossalmente, per contrastare la tesi storiografica secondo cui lo scontro in provincia tra giacobini e sanfedisti ebbe un carattere “apolitico” e “passatista”, ricalcando le lotte fazionali e di campanile che avevano attraversato nei decenni passati comunità e ceti di antico regime. Spagnoletti, invece, colloca quello scontro in un più generale processo di definizione dei concetti, delle pratiche, dei linguaggi, degli spazi e dei soggetti della politica, ruotante attorno al costituzionalismo e all’egemonia delle nuove élites proprietarie.
Punto di partenza è l’evoluzione settecentesca del potere monarchico, il cui fondamento di legittimità non si connotava più in senso esclusivamente dinastico o sacrale, ma si basava, contrattualisticamente, sulla capacità del sovrano-padre di promuovere, mediante la macchina statale di cui era a capo, il benessere di una società civile nella quale l’emergente individualismo borghese stava abbattendo le vecchie barriere cetuali. Le forze trainanti di questa società, che si erano strette attorno alla corona durante il viaggio pugliese della famiglia reale nel 1797, a fronte della manifesta incapacità del potere regio di garantire l’ordine e gli interessi proprietari nei rovinosi frangenti del 1798-99, ruppero il vecchio patto di fedeltà e declinarono in senso repubblicano la concezione contrattualistica della sovranità maturata negli anni precedenti. Così, le vicende del 1799 furono un momento essenziale di apprendistato politico per personaggi che avrebbero trovato spazio anche nel decennio francese e ancora dopo, non certo per semplice trasformismo, ma perché, a partire dal 1806, divennero i primi interlocutori di un sistema di governo imperniato ufficialmente sulla proprietà.
Il dubbio è che questa lettura, privilegiando il “ventre molle” della rivoluzione, metta in ombra il ruolo del vero motore della stessa, cioè i giacobini e il progetto politico giacobino, con la sua capacità di creare una sintesi tra riformismo dall’alto di stampo settecentesco, idea egalitaristica della cittadinanza e ragioni del più avanzato privatismo proprietario, e dunque tra ceto civile, piccola borghesia, commercianti urbani e possidenti terrieri, portando avanti un’idea di società radicalmente contrapposta a quella immaginata, sull’altro fronte, dalle ideologie del comunitarismo contadino e del “protezionismo” monopolistico, cementate dal realismo monarchico e religioso.

Nicola Antonacci