Cerca

Angelo Bitti – La guerra ai civili in Umbria (1943-1944). Per un Atlante delle stragi nazifasciste, – 2008

Angelo Bitti
Foligno, Editoriale Umbra, 230 pp., euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2008

Con questo lavoro Angelo Bitti ricostruisce i numerosi episodi di violenza perpetrati dalle truppe tedesche e dai loro alleati fascisti contro i civili nel corso dell’occupazione dell’Umbria tra l’autunno del 1943 al giugno del 1944. Il dichiarato obiettivo di definire uno «strumento rispondente alle esigenze della ricerca, dell’alta divulgazione e della didattica» (p. 7), impone all’a. di cimentarsi con alcune questioni generali, concernenti sia gli aspetti principali della guerra fascista e della Resistenza in Italia, sia le vicende politico-diplomatiche che nel dopoguerra italiano determinarono le condizioni necessarie ad operare una rimozione quasi completa di molti aspetti del recente passato, come quelli relativi alla condotta di guerra dell’esercito italiano contro i civili nei vari territori occupati, nel periodo tra il giugno ’40 e il settembre del ’43. Tali motivazioni contribuirono ad impedire, ben oltre l’immediato dopoguerra, lo svolgimento dei processi a carico dei responsabili tedeschi degli eccidi e delle violenze.La ricerca sulla violenza nazifascista si concentra in particolare sul complesso ed articolato contesto in cui si realizzano le angherie, consentendo di superare i tradizionali quadri interpretativi che, soprattutto in passato, hanno contribuito a sedimentare una visione monocausale della violenza tedesca contro i civili, ristretta alla dimensione unica della rappresaglia, intesa meccanicamente come reazione dei militari occupanti alle azioni dei partigiani. L’ottica che Bitti decide di adottare è quella della «guerra ai civili», come prospettiva storiografica che concentra l’attenzione su alcuni aspetti dell’occupazione tedesca, in particolare il sistema degli ordini, le caratteristiche delle truppe operanti e le strategie di controllo del territorio da parte dei militari. La natura delle fonti utilizzate – soprattutto provenienti da archivi militari e da archivi giudiziari – indubbiamente consente di raggiungere una visione d’insieme completa ed esauriente della dimensione quantitativa degli episodi di violenza, delle relative vittime e della loro dislocazione sul territorio, nonché, con un certo grado di approssimazione, anche delle unità militari di cui si presume la responsabilità delle brutalità. Tali informazioni rappresentano l’elemento centrale di un lavoro che si propone di rappresentare il primo significativo sforzo nella realizzazione di un Atlante delle stragi nazifasciste in Umbria. Eppure l’uso esclusivo di fonti istituzionali, senza alcuna possibilità di operare una comparazione con spunti ed indicazioni provenienti magari dall’analisi di fonti orali, comporta il concreto rischio di ridimensionare il ruolo di uno degli attori principali, ovvero la popolazione civile, le cui molteplici modalità di agire rappresentano un tassello fondamentale per ricostruire e riconoscere la dinamica conflittuale fra occupanti e popolazione locale.

Andrea De Santo