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Angelo Del Boca – Un testimone scomodo – 2000

Angelo Del Boca
Grossi, Domodossola

Anno di pubblicazione: 2000

Un “diario in pubblico”, dalla fine del fascismo sino alla fine del secolo, è questo importante volume che Del Boca ci ha regalato per il suo settantacinquesimo compleanno. Giovane partigiano, scrittore premiato, giornalista affermato, inviato speciale, autore di numerosi volumi (dall’inchiesta al reportage), caporedattore de “Il giorno”, studioso della storia del colonialismo italiano, la vita di Del Boca è stata per certi versi eccezionale ed ha attraversato continenti ed esperienze assai varie.
In ventitré capitoli l’autore snoda questo suo percorso. Lo fa alternando la ripubblicazione di scritti del tempo, ora però prefati e annotati, e la scrittura di nuovi brani. Gli spazi che riempiono il libro sono le sue radici e la sua terra, la Valdossola (e presso un importante editore locale lo ha, con understatement, pubblicato), l’Italia settentrionale fra Novara, Torino e Milano (cioè fra “Il lavoratore”, la “Gazzetta del popolo” e “Il Giorno”, dove ha assunto ruoli e responsabilità di primo piano, oggi purtroppo dai più dimenticate); l’Africa e le colonie italiane (il Continente nero che, dapprima, come inviato speciale ha attraversato negli anni della decolonizzazione; e i territori oltremare dell’Italia liberale e fascista, che da storico ha poi esaminato); Piacenza, cui è stato ed è legato affettivamente e presso la quale ha presieduto per un quindicennio l’Istituto per la storia della resistenza e ha diretto e continua a dirigere la rivista “Studi piacentini”. Per gli anni cinquanta, sessanta e settanta, prevalgono i testi riediti ma – come si diceva – oggi finemente presentati e contestualizzati (fondamentali ci paiono ad esempio le note sulla vita interna alla “Gazzetta del popolo” e a “Il Giorno”, importantissime per capire la storia del giornalismo ma anche la storia politica di quegli anni). Per i due decenni successivi, invece, quando Del Boca aveva ormai dismesso anche formalmente l’abito del giornalista per dedicarsi a tempo pieno alla storia del colonialismo, prevalgono testi inediti.
In tal senso (oltre ai suoi reportage sulla decolonizzazione e sulla guerra d’Algeria, fra cui quello noto apparso sui “Temps modernes” di Sartre) sono spiegate le vicende che lo portarono alla pubblicazione, nel 1964, del primo volume su La guerra d’Abissinia (subito tradotto in inglese) e poi soprattutto alla poderosa serie di sei volumi su Gli italiani in Africa (1976-1984), sino alle biografie del Negus Haile Selassie e di Muammar el-Gheddafi.
Il successo anche editoriale di queste opere e le polemiche sui gas in Etiopia non devono coprire l’importanza e la varietà della sua storia personale e della sua figura di studioso, che questo volume ci restituisce in maniera non enfatica ma chiara: valore in senso relativo, cioè rispetto agli altri (accademici) studiosi di storia dell’Africa, e in senso assoluto. Si legga, per tutti, e come simbolo della cecità delle corporazioni accademiche, il gustoso ma controllato brano in cui Del Boca ricostruisce il concorso del 1986 che gli precluse un riconoscimento accademico del suo lavoro scientifico.

Nicola Labanca