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Angelo Varni (a cura di) – Storia delle professioni in Italia tra Ottocento e Novecento – 2002

Angelo Varni (a cura di)
Bologna, il Mulino, pp. 184, euro 14,50

Anno di pubblicazione: 2002

Il libro è aperto da una premessa di Angelo Varni e da un’Introduzione di Franco Della Peruta, contiene un bilancio storiografico di Maria Malatesta, sui medici intervengono Gabriella Ciampi e Marco Soresina, sui farmacisti Vittorio A. Sironi, sui burocrati Guido Melis, sugli architetti Giuliano Gresleri, sugli avvocati Elena Musiani, sui commercialisti Marzio A. Romani, sui maestri Paolo Sorcinelli e Assunta Trova, sugli agronomi Maria Luisa Betri.
Già l’indice mostra come il volume si collochi dentro un indirizzo di ricerca, di matrice sociologica e storiografica, che tende ad ampliare il concetto di professione da quelle liberali classiche a quelle considerate minori e nuove, fino a dilatarlo a ?un’accezione più ampia di occupazione intellettuale che rientra all’interno del pubblico impiego?(Malatesta, p. 37). Quest’estensione del campo d’indagine rappresenta l’aspetto più interessante del libro. Nella tradizione italiana ciò implica da una parte una rilettura delle riflessioni di Gramsci sul ruolo degli intellettuali (Della Peruta), dall’altra un confronto con la storia amministrativa. In questa prospettiva Melis delinea la storia di professionisti e tecnici che hanno trovato occupazione nell’impiego pubblico forgiando sulla vita della pubblica amministrazione attese di status, comportamenti sociali e profili culturali diversi da quelli del libero professionista. Gli altri saggi danno particolare rilievo al ruolo svolto dal momento formativo, dall’Università e dall’affermazione dei moderni saperi specialistici (farmacologici, medici, agronomici, giuridici, didattici) nel processo di professionalizzazione, anche quando, come nel caso dei medici, Soresina, con un taglio di storia sociale, sottolinea che la professione medica s’istituzionalizza grazie al radicamento sociale del medico piuttosto che per l’adesione alla nuove scoperte della medicina sperimentale. Romani, partendo dalla fondazione della Bocconi, indaga sulla contrapposizione tra i ragionieri e i dottori commercialisti, evidenziando come il processo di professionalizzazione passi attraverso il conflitto istituzionale tra professioni affini, conflitto spesso regolato dallo Stato. Il ruolo dello Stato e del mercato è ripreso in molti interventi. Emerge cosi la figura del farmacista imprenditore, che si pone a cavallo tra professione e impresa, oppure il legame tra saperi giuridici, professione universitaria e carriera politica.
Il saggio di Maria Malatesta delinea il quadro storiografico entro cui si colloca il volume. Inizia spiegando il passaggio del concetto di professione dagli studi sociologici a quelli storici. Segue con una rassegna di casi nazionali, con il modello inglese, che pone al centro dello studio delle professioni l’industrializzazione, e quello tedesco per il quale invece al centro è lo Stato. La storiografia italiana è sintetizzata con due paradigmi: quello delle ?borghesie evanescenti? di Banti e quello del ?cedimento delle borghesie professionali davanti all’invadenza dello Stato? (p. 46), mentre di contro l’autrice sottolinea l’importanza dell’identità cetuale e della coesione di corpo come fattore determinante per la storia delle singole professioni.

Salvatore Adorno