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Angelo Varni, Roberto Parisini (a cura di) – Consumi e trasformazioni urbane tra anni sessanta e ottanta – 2010

Angelo Varni, Roberto Parisini (a cura di)
Bologna, Bononia University Press, 194 pp., Euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2010

Questo volume curato da Varni e Parisini raccoglie i contributi presentati al convegno omonimo tenutosi a Bologna nel gennaio 2009 e da tale origine deriva difetti e pregi. Tra i primi occorre segnalare la disomogeneità, per profondità e rilevanza, fra i saggi pubblicati; tra i secondi, più numerosi, la prospettiva interdisciplinare, così rara negli studi italiani, che mette la storia a confronto col punto di vista della sociologia, dell’economia, dell’urbanistica, in un campo di studi ancora poco esplorato come quello della storia delle città italiane durante e dopo il miracolo economico. A chiarire il senso dell’operazione vale per tutti la bella citazione di Braudel nel saggio di Antonio Cardini, con l’invito a studiare l’uomo attraverso «le cose» e a «prendere le misure della sua esistenza quotidiana» (p. 13). La categoria del consumo è così affrontata nelle sue valenze euristiche come chiave di lettura privilegiata del repentino passaggio dal «paese della fame» alla società affluente. Molti sono gli stimoli che il volume riserva al lettore e allo studioso, molte le questioni storiografiche che tocca, dalla tradizionale polemica sull’entità dell’impegno pubblico negli anni del boom, alla sperequazione fra consumi pubblici e privati, dalle riflessioni sulla capacità della cultura politica, marxista da un lato e cattolica dall’altro, di interpretare la corsa ai nuovi consumi come legittimo affrancamento dai vincoli millenari dell’Italia rurale, all’emergere della questione ambientale. Centrato sulle trasformazioni dello spazio e della società urbana, sulle riflessioni generali relative alle migrazioni, sui riti della città opulenta, sulle nuove geografie del commercio e del lavoro, sulle trasformazioni del paesaggio urbano, il volume unisce utili approfondimenti di singoli casi nazionali ed esteri, dalla Milano dei contributi di Emanuela Scarpellini e Corinna Morandi alla Berlino di Paolo Capuzzo; dalla Venezia di Guido Zucconi alla Firenze di Andrea Giuntini, dalla Bologna di Parisini alla Rimini di Patrizia Battilani. Vengono così messi a confronto percorsi e fonti utili a ricostruire il processo di «dilapidazione spettacolare» (Baudrillard, citato da Cardini, p. 15) che fu propria della golden age. Ma è la Roma di Lidia Piccioni a ricordarci come malgrado le forti spinte modernizzanti la grande trasformazione italiana, compressa e schiacciata nel tempo (come non manca di sottolineare nel suo denso saggio il sociologo Nello Barile), fu un lungo coesistere di «vecchio» e «nuovo», in cui culture tradizionali di lungo periodo, pur marginalizzate e ridotte talvolta a spazi e ruoli residuali, continuarono per molto tempo ad opporre resistenza all’imponente offensiva culturale basata sull’istigazione all’insoddisfazione e sullo stimolo perenne di nuovi bisogni.

Melania Nucifora