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Angiolina Arru, Maria Stella (a cura di) – I consumi. Una questione di genere – 2003

Angiolina Arru, Maria Stella (a cura di)
Roma, Carocci, pp. 303, euro 21,50

Anno di pubblicazione: 2003

L’intreccio fra il piano interpretativo del genere e quello tematico dei consumi pare fornire un contributo importante allo sviluppo di una nuova storia culturale. Gli approcci di genere si caratterizzano non solo per l’attenzione verso soggetti tradizionalmente marginalizzati dall’analisi (le donne), ma anche e soprattutto per la complessità delle questioni interpretative che pongono; il tema dei consumi straordinariamente si presta a costruire percorsi analitici ai confini fra stratificazione sociale e produzione del simbolico, fra esperienze dei singoli e dinamiche economiche più ampie, fra momenti del conflitto e strategie del consenso. Questo volume, frutto di un seminario tenuto presso l’Università di Napoli ?L’Orientale?, rappresenta senz’altro un passo importante in tale direzione. Ma gli vanno riconosciuti almeno tre altri meriti. In primo luogo, è un tentativo riuscito di opera interdisciplinare: pur spaziando fra discipline diverse, i saggi paiono legarsi tra loro per più fili e concorrono a delineare un ricco scenario di questioni metodologiche. Ciò vale anche per le ipotesi di periodizzazione della storia dei consumi, a causa dell’ampio arco cronologico coperto: dal Medioevo all’oggi. Infine, la complicazione del quadro tematico e interpretativo viene completata dal taglio multiculturale: così, viaggiare dall’India attuale alla Corte angioina, dallo Zimbabwe di un’ambivalente decolonizzazione all’Ecuador del 1980, in un certo senso significa costringere chi indaga sul rapporto fra soggettività e consumo a riflettere sul proprio stesso sguardo.
Il volume comprende 21 saggi divisi in tre sezioni. La prima sezione, Regole e incoerenze, più prettamente storica (saggi di Castellano, Ago, Feci, Arru, Parlati, Allegra, Avolio), spazia dal linguaggio del corpo e dei vestiti alle complesse negoziazioni tra i generi sul possesso di beni, dal credito alle norme sessuate dell’etica. Nella seconda, Vendere e comprare (Calefato, Colombo, De Filippis, Stella, Laforest, Riccio, De Caprio, De Meo, Colaiacomo, Berrino), il linguaggio pubblicitario, gli spazi urbani che ?situano’ simbolicamente la moda e le mode, lo sguardo paradossale di Campanile cronista del consumo borghese si intrecciano a trame letterarie straordinariamente evocative, ma anche a una storia del turismo che svela insolite rilevanze di genere. Nella terza, Privazione e spreco (Wilkinson, Koch, Carotenuto, Marinelli), la politica, la violenza, le ferite inferte da una logica di dominio e controllo identitario entrano ancor più fortemente in scena, e non è un caso, attraverso il corpo e la materialità del consumo, del rigetto, dell’assenza. Qui l’atto di ribellione finisce spesso per impigliarsi nella vischiosità di un linguaggio matericamente intriso di potere, in una solitudine che è anche sconfitta politica, in una finale e minimale emorragia e decomposizione dell’io.
Un’esemplare dimostrazione, in conclusione, delle molte possibilità di raccontare e interpretare le modalità in cui desideri, oggetti, spazi fisici e immaginari sono stati ?consumati’. Da soggetti la cui appartenenza di genere è davvero, euristicamente, un fondamentale fattore di ampliamento di quelle possibilità; e proprio a leggere libri come questo si capisce benissimo come e perché.

Sandro Bellassai