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Anima Civitatis. Capitale umano e sviluppo economico in Romagna dall’Ottocento al Duemila

Massimo Fornasari, Omar Mazzotti (a cura di)
Bologna, il Mulino, 240 pp., €. 19,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il capitale umano – l’insieme delle capacità e abilità possedute dalla popolazione – è riconosciuto come il motore fondamentale dello sviluppo economico contemporaneo, per il suo ruolo complementare al capitale fisico e alla tecnologia nell’aumentare la produtti- vità. Inoltre, un elevato livello del capitale umano è associato a un miglior funzionamento delle istituzioni, anch’esse un determinante fondamentale della crescita economica.
Nella società moderna, l’istruzione è considerata il fattore più importante dello svi- luppo del capitale umano. Il presente volume – che raccoglie saggi, oltre che dei curatori, di Massimo Canali, Mauro Carboni e Francesca Fauri – affronta questi temi per un’area della Romagna – l’attuale provincia di Forlì-Cesena – ripercorrendo la storia della diffu- sione dell’istruzione lungo un arco temporale di quasi due secoli, dall’età napoleonica alla fine del XX secolo. Avvalendosi di un’ampia documentazione, gli aa. ricostruiscono il fati- coso consolidamento del sistema formativo locale, che fu influenzato tanto dal complesso di norme emanate dalle istituzioni centrali, quanto dall’interesse evidenziato nel corso del tempo dalle élite locali nei riguardi dell’istruzione.
Le élite locali, al pari delle più lungimiranti in Italia, hanno visto nella scuola tanto l’«anima civitatis» quanto la chiave dello sviluppo. Si tratta di un’azione di promozione e sostegno dell’istruzione che si dispiegò a diversi livelli. Nei primi decenni postunitari, quando la Romagna presentava un ritardo drammatico in termini di alfabetismo rispetto al resto del territorio regionale in grado di condizionarne la crescita economica e civile, fu centrale l’impegno a sostenere l’istruzione elementare. La percentuale di risorse assegnate nei bilanci comunali all’istruzione pubblica si posizionò ben presto al di sopra della media nazionale. Il forte incremento del contributo finanziario statale a sostegno dell’istruzione primaria in età giolittiana, culminato nella legge Daneo-Credaro del 1911, in Roma- gna non ebbe l’effetto di diminuire l’impegno municipale, ma liberò risorse che furono massicciamente impiegate per adeguare il patrimonio edilizio e, soprattutto, colmare il divario tra scuole di città e scuole di campagna.
Con la riduzione dell’analfabetismo aumentò il numero di iscritti alle scuole secon- darie della provincia e in particolare agli istituti tecnici, sorti per iniziativa delle ammi- nistrazioni locali e con aiuti limitati da parte dello Stato. In età giolittiana ebbe un ruolo primario l’istruzione agraria, mentre negli anni tra le due guerre si puntò sull’istruzione tecnica e professionale industriale, quando si cercò di creare dei poli industriali per il cui funzionamento occorrevano quadri e maestranze qualificate. Il secondo dopoguerra ha visto poi una forte espansione dell’istruzione tecnica – variamente articolata – indotto dall’avvio di un processo di crescita trainato dai servizi e dalle piccole e medie imprese manifatturiere.

Alberto Rinaldi