Anno di pubblicazione: 2004
I libri di testo sono essenziali per conoscere gli orientamenti della didattica. Sarà dunque estremamente utile agli storici della scuola questo lavoro, che si colloca esplicitamente all’interno del settore della storia delle discipline scolastiche e che presenta un’ampia bibliografia di manuali di storia dal 1801 al 1900 insieme ai testi dei programmi che di volta in volta ritoccarono o mutarono in modo significativo l’indirizzo degli studi. La documentazione proposta è corposa e copre, con le tre appendici dedicate rispettivamente ai programmi dell’insegnamento primario e secondario e all’elenco dei manuali, più della metà dell’opera (pp. 262-606). Sarebbe ingeneroso rilevare alcune sviste, a partire dal primo titolo, in cui si data 1801 un manuale evidentemente frutto della temperie postunitaria se fu scritto da Celestino Bianchi e edito da Barbèra, uno dei grandi dell’editoria fiorentina del secondo Ottocento. Su un terreno come questo si procede di necessità a fatica e l’elenco ? pur con le assenze che è forse impossibile evitare in repertori del genere, come ben sa chi scrive ? è utilissimo. La pista è stata aperta dalla Ascenzi (che nel frattempo ? insieme a Roberto Sani, qui presente in veste di prefatore ? ha dato alle stampe un altro e cospicuo volume sul periodo fascista).
A partire da questo insieme di dati è ora opportuno formulare alcune riflessioni di insieme. In primo luogo ? a partire dalla costruzione di una educazione formalizzata e cioè, per il nostro paese, assai tardi ? all’insegnamento della storia fu dato tutto sommato poco spazio, specie in confronto alla lingua e alla letteratura e, per l’insegnamento superiore, all’insegnamento principe dei classici. A dispetto dei tanti manuali qui citati, la storia fu negletta, come continua ad esserlo ancora oggi. I testi scolastici non bastano: per la didattica servono gli insegnanti. Utilmente il volume ricostruisce anche le capacità richieste ai docenti, e sottolinea le linee di fondo della loro formazione (p. 158), o l’accoglienza che essi fecero ad alcuni dei programmi presentati (p. 103).
Sarebbe utile sviluppare il rapporto tra costruzione dei manuali e mercato internazionale dei sussidi didattici, che qui trapela in modo indiretto dalla forte ipoteca tedesca sui testi di storia greca e romana. Infine, si dovrà riflettere ? ma non è il tema di questo libro ? sul rapporto tra divulgazione e storiografia, che ha più di una ricaduta. I manuali non pesano tutti allo stesso modo: contano nella misura in cui sono davvero adottati. E spesso i più adottati furono quelli di alcuni importanti accademici. In questo senso il testo di Ricotti per i primi decenni postunitari fece ? e non per caso ? scuola.
Infine, un’ultima osservazione: è ormai opportuno considerare anche la produzione di manuali scolastici secondo un’ottica di genere, individuando presenze e assenze delle donne tra le autrici. Significativamente, molte di quelle qui citate si collocano al livello delle elementari. Non sempre, tuttavia, sarà così. Anche questa è una storia da approfondire.