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Anna Capelli e Renata Broggini (a cura di) – Antisemitismo in Europa negli anni trenta. Legislazioni a confronto – 2001

Anna Capelli e Renata Broggini (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 303, euro 22,72

Anno di pubblicazione: 2001

Da oltre un decennio, in Italia, si conducono ricerche per ristabilire e commentare il corpus della legislazione antiebraica varata dal fascismo. Il presente volume ? che raccoglie gli atti di un convegno tenutosi il 18-20 novembre 1998 ? ha il merito di sollecitare un’ulteriore indagine, che travalichi finalmente i confini nazionali, offrendo i primi elementi per una necessaria e sempre più urgente riflessione di natura comparativa. ?La conoscenza delle eguaglianze e delle differenze, dei parallelismi e delle diversificazioni tra le tante legislazioni antiebraiche degli anni trenta e quaranta ? come sostiene M. Sarfatti a conclusione del suo saggio ? è divenuta essenziale per comprendere meglio ciascuna legislazione e [?] la storia generale della malattia antiebraica e anticivile di questo nostro continente? (p. 211). Il quadro delle pratiche legislative che in diversi contesti locali produssero l’esplicita revoca o la progressiva limitazione dei diritti acquisiti dagli ebrei dopo le emancipazioni è estremamente articolato. Lo dimostrano gli interventi, ricchi d’informazioni di prima mano, di T. Stark sull’Ungheria, G. Fatran sulla Slovacchia, V. Paounovski sulla Bulgaria, L. Benjamin sulla Romania, D. Reinhartz sulla Croazia indipendente e J. Zyndul sulla Polonia (quest’ultimo particolarmente utile per comprendere come sia arduo orientarsi nel magma delle restrizioni giuridiche). J. Noakes ricostruisce l’intricato e talvolta contraddittorio processo attraverso il quale il nazismo giunse a determinare chi poteva essere definito ebreo, portando a risoluzione le difficoltà che il movimento antisemita tedesco aveva incontrato fin dal tardo Ottocento, allorché si operò in modo più distinto il passaggio della nozione di ebreo dalla categoria religiosa a quella razziale. M. Sarfatti ripercorre analiticamente il periodo della persecuzione dei diritti degli ebrei italiani, dalla definizione giuridica dell’ebreo alle normative sui matrimoni, la cittadinanza, i diritti elettorali, il servizio militare, sottolineando come i dispositivi di discriminazione fossero varati senza pressioni o richieste di Berlino. Il denso saggio di R. Poznanski sull’esperienza di Vichy è invece esemplificativo dei risultati raggiunti dalla storiografia francese nella decifrazione delle linee di convergenza tra legislazione antiebraica di Stato, contributo materiale alla realizzazione della soluzione finale, ideologie e pratiche antisemite diffuse tra l’opinione pubblica, senza perdere di vista, ma anzi evidenziando, le diverse logiche che sottesero tali fenomeni o eventi. All’attuale ripensamento sul ruolo della Svizzera, ?terra d’asilo?, si ricollegano i saggi di J. Picard e R. Broggini. Approfondimenti su particolari aspetti del caso italiano sono svolti da A. Ventura (significato della svolta antiebraica del fascismo), M. Raspanti (correnti del razzismo fascista) e A. Treves (nesso problematico tra demografia e razza). Infine, è da segnalare l’intervento di G. Maifreda che affronta nel modo più proprio la comparazione tra le principali legislazioni economiche antiebraiche europee, portando così alla luce alcuni specifici elementi di originalità della normativa italiana.

Antonella Salomoni