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Anna Cento Bull – Italian Neofascism. The Strategy of Tension and the Politics of Nonreconciliation – 2007

Anna Cento Bull
Oxford-New York, Berghan Books, 182 pp., ? 35,00

Anno di pubblicazione: 2007

L’a., docente di Storia italiana all’Università di Bath, ha scritto un libro rivolto al pubblico anglo-americano che riveste anche per quello italiano un notevole interesse nonostante che i temi trattati siano ormai oggetto di una ampia letteratura. Ciò che interessa all’a., che non vuole intentare una nuova ricostruzione storica del neo e post fascismo, è il tema, assai attuale, della riconciliazione. Lo stragismo diventa in questa prospettiva il misuratore della volontà della destra neo e post fascista di confrontarsi con le responsabilità degli anni ’70 e della sua capacità di rielaborarle discorsivamente. L’interesse di questo libro risiede in buona parte nel modo con cui è stato costruito. Ci troviamo di fronte all’ennesimo lavoro che si richiama al metodo del discorso e al costruttivismo; ma in questo caso la tecnica usata, semplice e chiara, risulta particolarmente efficace. I numerosi richiami alla letteratura, così come un uso sovrabbondante della conclusione possono risultare a un pubblico italiano troppo didattici. Ma è proprio questo schematismo a rappresentare, a fronte di un tema così caldo, la maggiore garanzia di obiettività. La prima parte del libro è dedicata alla disamina della verità giudiziaria sulla strategia della tensione, mettendo a confronto interpretazioni storiografiche, testimoni giudiziari e sentenze. La seconda parte è invece dedicata al modo in cui la destra si è rapportata alla verità giudiziaria generando narrazioni e autonarrazioni. Dal confronto tra le due parti l’a. trae gli argomenti per supportare la tesi secondo la quale in Italia non vi è stata alcuna politica di riconciliazione nazionale perché il neo e post fascismo si è sempre opposto a ogni cambiamento in tal senso.I processi sulle stragi hanno prodotto una verità parziale, ma hanno portato alla luce dati inequivocabili (le responsabilità dei neofascisti, il ruolo dei servizi segreti e delle forze armate). Rispetto a questa verità, seppure incompleta, la strategia dei neo e post fascisti, a partire da coloro che parteciparono alla Commissione stragi, è stata la negazione e la loro costruzione in vittime dell’estrema sinistra. Il perdurare di una simile posizione si spiega, a detta dell’a., con vari motivi. L’identità di vittime degli anni ’60 ha avuto un effetto coesivo nei confronti della galassia frammentata della destra molto più di quanto lo abbia avuto il richiamo al fascismo storico; secondariamente la non riconciliazione è stata lo scambio politico per transitare il MSI in AN; infine riconoscere le proprie responsabilità nelle stragi non giocava ad AN nel momento in cui il partito stava conquistando una sua legittimità democratica. Il risultato è che, se Fini ha saldato col viaggio in Israele i conti con Salò, gli anni ’70 restano un capitolo non concluso. In un contesto simile, la verità giudiziaria non può servire da fattore trainante di riconciliazione, semmai l’esatto contrario; né possono esserlo le vittime dei massacri, le quali diventano il centro del processo di riconciliazione solo nel momento in cui si compie il passaggio dalla giustizia retributiva a quella restaurativa della dignità umana e civile.

Maria Malatesta