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Anna Lisa Tota (a cura di) – La memoria contesa. Studi sulla comunicazione sociale del passato – 2001

Anna Lisa Tota (a cura di)
Prefazione di Carmen Leccardi, Milano, Franco Angeli, pp. 237, euro 15,49

Anno di pubblicazione: 2001

Un volume collettivo è spesso di difficile recensione, e lo è soprattutto questo che, sotto la discreta direzione di Anna Lisa Tota, raccoglie materiali assai diversi prodotti da un gruppo di sociologi italiani e stranieri che concentrano la loro attenzione e il loro studio sulle pratiche sociali della memoria: Paolo Jedlowski, Teresa Grandi, Robin Wagner-Pacifici, Barry Schwarz, Vera L. Zolberg, Tia De Nora, John Foot e la stessa Tota. Si tratta infatti di un volume che unisce riflessioni, interviste (a Alessandro Cavalli e a Laura Balbo), saggi e presentazioni di indagini in corso, divisi in tre distinte parti. La prima affronta alcune questioni teoriche circa il tema della memoria; la seconda tratta di tre casi empirici, due di rilievo nella recente storia pubblica statunitense: la commemorazione e monumentalizzazione della guerra americana in Vietnam e la nota discussione circa la realizzazione a Washington D.C, negli anni novanta, di una mostra sulla fine della seconda guerra mondiale con i bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki. La terza parte affronta due casi di ?memorie contese? nella storia italiana recente, inerenti alle stragi di Piazza Fontana a Milano e quella della stazione di Bologna. Nella sua Introduzione, Tota ritiene che il lavorare su casi così significativi della storia recente ha contribuito ad ?una sorta di transizione in differenti ambiti disciplinari, dalla sociologia della memoria a quella della cultura?. Noi potremmo aggiungere che ha anche contribuito ad una osmosi, nello studio del Ventesimo secolo come del ?tempo presente?, tra storia e sociologia nel campo della Memoria pubblica e delle sue rappresentazioni culturali e politiche. Non troveremmo molta distinzione disciplinare infatti tra questi saggi e quanto e come scriverebbe oggi uno storico che si occupasse analogamente di grandi controversie civili sulle forme di costruzione pubblica di memorie difficili quali le guerre, le stragi, i genocidi. Benché Vera Zolberg cerchi di fare dei distinguo, con una visione critica e spesso limitata del mestiere dello storico, di fatto chi si occupa sia in storiografia che in sociologia di memoria collettiva compie analoghi processi.
Ciò che distingue i sociologi dagli storici non sono certamente le conoscenze su come funzionano le ?tecnologie della memoria? (gli storici parlerebbero analogamente di ?politiche della memoria? e di loro manufatti), piuttosto la base teorica che sorregge maggiormente i primi, partendo, come fanno raramente solo alcuni storici, dalla scuola durkheimiana sul rapporto selettivo della memoria in rapporto a traumi ed oblii e dai quadri sociali della memoria individuati nell’anteguerra dal sociologo francese Maurice Halbwachs in alcune categorie legate a tempo, spazio, linguaggio. Più che una sfida tra due discipline, potremmo lanciare invece l’invito a proseguire insieme in un campo comune quale la Storia e la Memoria collettiva.

Patrizia Dogliani