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Anna Maria Vinci – Inventare il futuro: la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste – 2001

Anna Maria Vinci
Trieste, Edizioni Università di Trieste, pp. 392, euro 20,66

Anno di pubblicazione: 2001

Basandosi sull’Archivio storico dell’ateneo, l’autrice ricostruisce la storia della Facoltà istituita nel 1943 dopo un lungo iter iniziato nel 1939, e ne segue le vicende attraverso tre fasi tra loro assai differenziate. Nella prima prevale la precarietà: molti dei professori ? incaricati ed ex docenti delle scuole medie superiori ? sono residenti a Trieste. Spiccano le personalità di Collotti, allievo di Gentile e titolare di storia delle dottrine politiche, primo preside della facoltà; di Zancan, ordinario di storia antica; di Coletti, ordinario di storia medievale e moderna; di Fubini, professore di letteratura italiana; di Luigia Achillea Stella, ordinaria di letteratura greca, nel 1946 la più giovane docente di ruolo; e infine di Valeri, titolare di storia moderna. Esauritasi senza troppe conseguenze l’epurazione (regista il prorettore Satta, proceduralista, in quegli stessi anni impegnato nel De profundis), la facoltà, attraverso chiamate illustri, magari ?contrattate? per brevi periodi di permanenza, mira ad inserirsi stabilmente nel dibattito in corso nella cultura italiana del dopoguerra. Sedi vicine o ?amiche? come Padova e Firenze ?prestano? i loro migliori professori, attirati spesso da forti motivazioni ideali: Valeri (letteratura francese), Metelli (un allievo di Musatti di origine triestina che inaugurerà una stagione importante per la psicologia), Banissoni (che fonderà nel 1949-50 l’Istituto di psicologia), Giusti (che nel 1947-48 fonderà l’insegnamento della slavistica). Lettere assume così la fisionomia di una facoltà ?piccola ma severissima?, all’avanguardia sul piano nazionale, profondamente inserita in un circuito di cultura non solo italiana ma mitteleuropea, i cui professori (tipico il caso di Collotti) sono spesso anche intellettuali impegnati in una consapevole milizia culturale. Non a caso fioriscono accanto alla facoltà riviste, circoli, iniziative non strettamente universitarie ma alla facoltà collegate tramite i docenti, sino a comporre una rete di relazioni che congiunge strettamente università e società civile.
Nella seconda e nella terza fase questi caratteri si approfondiscono grazie a personalità come Tabacco (storia medievale), Citanna (per un decennio titolare di filologia moderna), Mathieu (filosofia teoretica), Pellegrini (storia della lingua italiana), più tardi Miccoli (storia moderna), Collotti (storia contemporanea), Petronio (letteratura italiana). Attenta a cogliere anche l’evoluzione della presenza studentesca, Vinci chiude la sua ricostruzione con il ’68, anche a Trieste vera pagina di svolta tra il modello dell’università di élite e quello della nuova università di massa. La ricerca, che si chiude con una corposa appendice documentaria ed una serie di tabelle statistiche, offre una sintesi efficace, cogliendo con acutezza le peculiarità di una facoltà che, per insegnamenti impartiti e personalità dei docenti, fu certamente assai originale.

Giuseppina Fois