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Antisemitismo. Un’ideologia del Novecento

Francesco Germinario
Milano, Jaca Book, VIII-247 pp., € 24,00

Anno di pubblicazione: 2013

Con questo volume, l’a. tira le fila del suo lungo lavoro di ricerca sull’antisemitismo ponendosi sul piano dell’analisi-sintesi teorica e muovendo da una definizione complessiva di antisemitismo che riesca a tenere insieme le diverse correnti antisemite europee tra ’800 e ’900 (in realtà soprattutto quelle francesi e tedesche) tramite le categorie del cospirazionismo, della condanna dell’epoca borghese come era dell’ebreizzazione del mondo e dell’identificazione dell’ebraismo con una razza.
Da qui si passa alla periodizzazione dell’antisemitismo, sviluppatosi dalla fase monotematica alla contaminazione con proposte politiche affini fino all’incontro, strumentale da entrambi i lati, con i totalitarismi. Se il suo testo fondamentale sono i Protocolli, il suo carattere essenziale viene individuato nell’antimodernità, che mantiene alcuni elementi della modernità stessa e dà vita, da una parte, alla filosofia della storia cospirazionista come progetto politico moderno alternativo e, dall’altra, alla posizione di antieconomicismo che conclude nel primato della politica e consente di legarsi ai regimi totalitari del ’900. Nato nella cultura politica rivoluzionaria e socialista francese della metà dell’800, l’antisemitismo si sposta poi su altre sponde ideologiche, la destra, e altri pubblici, i ceti medi critici del capitalismo. Diviene così la loro ideologia rivoluzionaria, in opposizione frontale e in concorrenza radicale con il marxismo, assieme all’assunzione del liberalismo borghese quale nemico principale e alla ricerca di una terza via. La costruzione dell’uomo nuovo nasce dall’opposizione all’uomo borghese e conduce all’elaborazione del concetto di razza come vero legame sociale.
La scomposizione e ricostruzione teorica dell’antisemitismo come ideologia politica rivoluzionaria moderna costituisce il maggior pregio e, allo stesso tempo, il limite della ricerca di Germinario. Se numerosi sono gli stimoli, assai problematica appare dal punto di vista storico la riduzione dell’antisemitismo a un’ideologia uniforme sulla base delle sue manifestazioni nelle culture politiche francese e tedesca dal 1845 al 1945. Sono proprio tale riduzione e la costruzione di una categoria troppo rigida e uniforme di antisemitismo a condurre all’astrazione dai reali contesti storici e politici in cui si sviluppano «gli antisemitismi» e in cui questi s’incontrano con «i razzismi», e a espungere antisemitismo e razzismo da tradizioni politiche come il liberalismo, lo stesso marxismo e, parzialmente, il cristianesimo. Un’astrazione teorica che prescinde troppo dalla realtà storica e attinge a un limitato contesto politico-culturale, universalizzato in un modello troppo onnicomprensivo e uniformizzante. È così messa da parte tutta la cultura scientifica, che prepara pezzo per pezzo il razzismo di cui si servono molti dei pensatori antisemiti, mentre l’ideologia è ridotta alla sola dimensione politica. E ciò rende sempre più irrisolto il dilemma storiografico sulla necessità di rinvenire elementi comuni che consentano di costruire un modello per l’antisemitismo senza rinunciare alla specificità degli antisemitismi e alla loro contestualizzazione.

Tommaso Dell’Era