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Antonio Cardella, Ludovico Fenech – Anni senza tregua. Per una storia della Federazione anarchica italiana dal 1970 al 1980 – 2005

Antonio Cardella, Ludovico Fenech
Milano, Zero in Condotta, pp. 352, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2005

A parte la raccolta di documenti ripubblicata da Giorgio Sacchetti (Congressi e convegni della FAI. Atti e documenti 1944-1995, Pescara, Samizdat, 2001) e alcuni capitoli dell’antologia curata da Adriana Dadà (L’anarchismo in Italia tra movimento e partito, Milano, Teti, 1984) vi è assai poco sulla storia recente dell’anarchismo italiano.
Il rischio di ricostruire tali vicende con puri intenti militanti è stato corso dai due autori, già molto attivi nei gruppi palermitani, ma nel complesso il risultato ha un indubbio valore di documentazione storica. Talvolta compaiono punte di eccessiva autovalorizzazione, ad esempio nel peso dell’anarchismo nel movimento del ’68 (pp. 11, 178). Alla fine degli anni ’60, sull’onda dei movimenti studenteschi e operai, l’anarchismo in Italia riprende fiato dopo un paio di decenni di lento, quasi inesorabile, declino. E conosce una nuova primavera durante la risposta politica di massa alla ?strage di Stato? di Milano del dicembre 1969.
Il volume affronta i nodi del dibattito interno alla FAI su temi politici e sociali centrali negli anni ’70: le mobilitazioni operaie e studentesche, l’uso della violenza, le minoranze rivoluzionarie, i progetti neoreazionari delle istituzioni. Così si seguono i dibattiti, talora estenuanti, che si svolgono nei frequenti congressi e convegni. Forse manca in queste pagine un’adeguata attenzione ad altri problemi rilevanti, soprattutto culturali e di comportamento: i diritti civili, il femminismo, il dissenso antiautoritario.
Com’è prevedibile, si considerano in modo analitico le polemiche e le fratture, in particolare sulla ricorrente questione del modello organizzativo. Gruppi di giovani neoanarchici recuperano, nei primi anni ’70, le prospettive classiste e centraliste scaturite dalla Piattaforma di Archinov del 1927, estremo tentativo degli anarchici russi in esilio di rimediare alla sconfitta subita, a opera dei bolscevichi, nella rivoluzione del 1917-21. Non si ritrova invece una riflessione sul conflitto generazionale fra i militanti formati prima dell’avvento del fascismo e quelli giunti da poco, sulla spinta del ’68. Due sintomatici esempi delle divergenze di impostazione fra vecchi e giovani anarchici emergono chiaramente nella condanna del situazionismo emessa dalla FAI anziana (giudicata ?poco generosa?, p. 34) e nel documento redatto da una ventina di militanti di lunga data nel giugno 1972. In questo ultimo testo, in netta contrapposizione con quanto ripetutamente affermato nel volume, si ritiene il maggio parigino del ’68 ?un episodio già dimenticato? (p. 93).
Nel volume, privo purtroppo di un indice dei nomi, è appena delineata la storia del settimanale «Umanità nova», organo semiufficiale della FAI e preziosa fonte storica, che vanta un’esemplare continuità dal 1946. Questa testata, iniziata da Errico Malatesta nel 1920, ha costituito strumento identitario delle migliaia di militanti ?faisti? e anarchici degli anni ’70. Attraverso di essa, lo ricordano spesso gli autori, si sono manifestati il pensiero e l’azione di un’organizzazione politica sui generis, molto attiva pur senza pretese di tipo avanguardistico.

Claudio Venza