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Antonio Cicala – I convegni dei prefetti per l’affermazione del fascismo in Sicilia nel 1923-1924. Con alcune considerazioni sui «prefetti fascisti» 1927-1943, – 2008

Antonio Cicala
Soveria Mannelli, Rubbettino, 275 pp., euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2008

Il libro di Antonio Cicala si inserisce nel dibattito storiografico sul rapporto tra Stato e Partito nel regime fascista, affrontandolo però da una prospettiva particolare, tanto dal punto di vista cronologico che geografico. Il libro si concentra infatti su cinque convegni dei prefetti, in parte trascurati dalla storiografia precedente, realizzatisi in Sicilia tra il 1923 e il 1924, prima di quella che è da molti considerata come la svolta dittatoriale e poi totalitaria del regime. Attraverso questo volume Cicala dimostra, a partire dal punto di vista regionale siciliano, l’importanza del processo di fascistizzazione delle istituzioni dello Stato ex liberale cominciato nella primavera del 1923, riconsiderando alcuni aspetti chiave della politica prefettizia del periodo come parte di una scelta centrale, e quindi del Ministero dell’Interno, e in ultima analisi di Mussolini stesso, piuttosto che di un’istanza locale. Iconvegni siciliani – che vedono quasi sempre riuniti tutti i prefetti, e talvolta anche qualche rappresentante del governo – sono infatti momenti di individuazioni di problemi e politiche comuni, in particolar modo in relazione all’ordine pubblico, alla mafia e ai rapporti locali tra partito fascista e organizzazioni combattenti, e anche un banco di prova per la realizzazione di scelte politiche nazionali. Sullo sfondo di queste questioni, centrale per il governo, la fascistizzazione incerta del Mezzogiorno, e della Sicilia, e la rilevanza che per l’affermazione definitiva del fascismo avrebbero avuto i risultati elettorali delle elezioni successive alla marcia su Roma. Cicala mette a fuoco le fasi della azione prefettizia in Sicilia sia in rapporto con il notabilato locale – e con i non marginali gruppi liberali e antifascisti -, che con i nuclei fascisti intransigenti e con il fascismo siciliano, mostrandone l’importanza nella vittoria fascista nell’isola del 1924. In questo quadro, non prive di interesse risultano le riflessioni sulla rilevanza e l’impatto della integrazione di Vittorio Emanuele Orlando nel listone fascista, e dei riflessi di questa scelta tanto sul Partito fascista – propagandisticamente volto a eliminare i nuclei di potere notabilari – sia in rapporto alla base elettorale di Orlando, in parte tradita, non tanto dal punto di vista politico-ideolgico, quanto piuttosto nelle ricadute politico-clientelari di questa scelta. Interessante sarebbe stato un maggiore approfondimento di aspetti di continuità e discontinuità rispetto alla gestione politica dell’isola precedente alla marcia su Roma, mentre l’attenzione alla tensione tra regime prefettizio e Partito nel regime, presente negli ultimi capitoli del libro, pur non priva di interesse, avrebbe potuto risultare più integrata nel volume se si fosse fatto anche qui un uso virtuoso del rapporto tra locale e nazionale. Il libro è corredato da una ampia appendice documentaria con i rapporti dei prefetti e le richieste del Ministero dell’Interno.

Giulia Albanese