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Antonio Iodice – Alle radici dell’Europa unita. Il contributo dei cattolici democratici in Italia – 2002

Antonio Iodice
Napoli, Guida, pp. 385, euro20,80

Anno di pubblicazione: 2002

Il volume è sostanzialmente una antologia di testi dedicati all’Europa scritti da uomini politici cattolici, completato da una cronologia dei principali fatti relativi alla costruzione comunitaria. Si tratta, quindi, di un libro che potrebbe avere qualche utilità per gli studenti delle scuole secondarie, al fine di affrontare, in modo più approfondito, un percorso storico importante, anche ai fini della educazione civica dei giovani. Lo stesso autore, nelle conclusioni, sostiene infatti che è necessario “intervenire sul piano dell’educazione civile e dell’istruzione”, poiché nel nostro paese manca una conoscenza adeguata del processo di integrazione europea (p. 279).
A leggere le introduzioni ai documenti pubblicati, si ricava però l’impressione che il “contributo dei cattolici democratici in Italia” alla costruzione europea sia stato limitato a ben pochi, ancorché illustri, personaggi. Sono infatti riportati, oltre ad una enciclica di Benedetto XV, brani antologici dei soli Alcide De Gasperi, Luigi Meda, Guido Gonella e Paolo Emilio Taviani,. E’ pur vero che fino al 1954 l’europeismo di De Gasperi mise in secondo piano l’europeismo di altri cattolici democratici, ma ciò non toglie che almeno nelle introduzioni ai testi anche personalità diverse potessero essere ricordate. Viene così citato Luigi Sturzo, ma non compaiono nomi come quelli di Piero Malvestiti, don Primo Mazzolari, Ludovico Benvenuti, Celeste Bastianetto, Enzo Giacchero ed altri federalisti cattolici. Al di là di questi, si sarebbero dovuti ricordare almeno alcuni personaggi che ebbero un ruolo nella realizzazione delle istituzioni europee: Scelba, Segni, Colombo, Pella….
Nelle parti introduttive ai testi antologici sono rimaste alcune sviste e imprecisioni. Si parla, ad esempio, di De Gasperi “presidente” del Partito Popolare Italiano di don Sturzo (p. 91), si dice che Randolfo Pacciardi avrebbe suggerito a Badoglio e a Vittorio Emanuele III il nome di De Gasperi come ministro nel primo governo dopo la caduta del fascismo (p. 92), si intitola la prima enciclica di papa Benedetto XV Ad beatorum apostolorum principis invece che, correttamente, Ad beatissimi apostolorum principis (p. 51). Qualche perplessità desta anche la bibliografia. L’autore, che pure elenca dodici pagine di testi di diversa importanza e attinenza al tema, non indica neppure uno scritto di Altiero Spinelli (che pure è ricordato in più occasioni nel testo), né la biografia di De Gasperi della figlia Maria Romana (citata però nel corpo del libro), né la raccolta di discorsi e scritti europeistici di De Gasperi, né i libri di Mario Albertini sul federalismo, per non indicare che le maggiori esclusioni. Ma quello che sorprende maggiormente è l’affermazione dell’autore (p. 86) secondo cui il “dibattito storiografico” sui temi e problemi dell’unità europea sarebbe “pressoché inesistente”. Affermazione difficile da accettare, a meno che a “dibattito storiografico” non si sostituisca “attenzione dell’opinione pubblica”. Il che è, si capisce, altra cosa.

Alfredo Varsori