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Antonio Labriola – Carteggio, II, 1881-1889 – 2002

Antonio Labriola
a cura di Stefano Miccolis, Napoli, Bibliopolis, pp. XXXIV-546, e.f.c.

Anno di pubblicazione: 2002

L’interesse delle lettere, per chi non abbia smesso (o pensi, contro corrente) di occuparsi di Labriola, dipende ovviamente dalla grande rappresentatività del genere, nel caso di un autore così portato alla parola, parlata o scritta, ma sempre rivolta personalmente a qualcuno. A proposito, vale subito la pena di una digressione, per dire dell’appunto di Gertrud Bing, datato 24 marzo 1929, nel diario che l’allora assistente di Aby Warburg teneva, col suo principale e con Fritz Saxl (Tagebuch der Kulturwissenschaftlichen Bibliothek Warburg, a cura di K. Michels e C. Schoell-Glass, Berlin, Akademie Verlag, 2001, p. 424). ?Simpatica conferenza di Boehringer su Pergamo al ?Liceo Romano’, un club femminile, dove anche insegna la nostra amica di Aragno Labriola». Poiché l’edizione non si giova dell’estrema acribia di un altro Miccolis (manca del tutto il commento puntuale, coi particolari di una Roma culturalmente curiosa e del suo più celebre caffè, e l’indice bio-bibliografico registra l’archeologo Erich Boehringer, ma non la Labriola in questione, che compare col solo cognome nell’indice onomastico), spetta al lettore ricavarne, che Teresa non aveva meno del padre, la smania della conversazione.
Il decennio 1880 vide la fine della corrispondenza con Bertrando Spaventa (?Carissimo professore, La vostra malinconica lettera mi fece una penosa impressione?: era il 6 gennaio 1883, e mancava poco più di un mese alla morte del maestro), e l’inizio della corrispondenza con Benedetto Croce (?Rieti, 18 settembre 1885 ? Caro Benedetto, Ho ricevuto ed ho letto i vostri due articoli della Rivista Pugliese. Lessi anche il Niccolò Pesce. Mi rallegro con voi, che vi siete messo a scrivere; ma vorrei pregarvi di non perdervi in minuzie uso Imbriani?). I testi relativi ai due interlocutori in entrata e in uscita più importanti, come poi quelli indirizzati a Engels, hanno avuto una fortuna anche letteraria indipendente. Non si tratta certo delle Lettere dal carcere, che sarebbe sciagurato disperdere in un epistolario gramsciano. Labriola non scriveva in condizioni altrettanto eccezionali e perciò unificanti. La soluzione cronologica non è quindi in discussione. Ma bisogna sempre inventare qualcosa, un sistema di soggetti e rimandi, nei previsti indici riassuntivi, per restituire a quei rapporti la dovuta visibilità.
L’intensificarsi, nello stesso periodo, della riflessione teorica e della partecipazione in largo senso politica di Labriola, mentre riempì le stesse lettere private di indicazioni preziose per l’intelligenza degli scritti e delle prese di posizione, diede occasione a una serie di interventi pubblici in forma di lettera. L’opportuna decisione di Miccolis, di non insistere nella distinzione, e di escludere solo le lettere aperte accessibili per altra via, o cresciute a veri e propri saggi, lascia sperare che gli indici finali di cui sopra non siano avari di collegamenti. Una cartolina come quella che accompagna l’invio ad un collega della prelezione del 1887 (?Contiene tutta la traccia di un libro da fare, e che io farei se fossi incoraggiato?), riguarda per esempio anche il lettore dei Saggi. Furono questi, poi, con tutto ciò che qui poi significa, il libro prefigurato.

Giovanni Mastroianni