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Antonio Lazzarini (a cura di) – Diboscamento montano e politiche territoriali. Alpi ed Appennini dal Settecento al Duemila – 2002

Antonio Lazzarini (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 598, euro 31,00

Anno di pubblicazione: 2002

Grazie ad un convegno svoltosi a Vicenza nel 2001 trentacinque autori si concentrano sul problema del diboscamento montano lungo l’intero arco alpino e la dorsale appenninica. I contributi sono organizzati secondo un criterio cronologico (che richiama partizioni periodali etico-politiche) in tre sezioni (Negli antichi stati italiani, Dopo l’unificazione italiana e Prospettive). Il volume è corredato di utilissimi indici dei nomi e luoghi. Più difficile sarebbe stato provvedere ad un indice delle cose notevoli o alle testimonianze grafiche e fotografiche, peraltro presenti nel volume secondo diversissime prospettive.
Più che il disboscamento ? tema ben noto agli storici almeno dalle classiche pagine di Emilio Sereni, al quale curiosamente questi saggi non fanno riferimento, pur essendo in sintonia con le classiche problematiche della storia delle campagne ? il tema unificante è quello delle politiche forestali (o meglio dei dibattiti culturali e politici attorno alle scelte statali). Il riferimento è semmai alla storia ambientale come si è andata definendo da un decennio negli studi storici in Italia. Vi si richiama in apertura Gabriele De Rosa (pp. 12-3) collegando storia forestale, storia ambientale ed ecologia storica.
In generale gli autori che nel volume si riconoscono come storici ambientali non mostrano molta consapevolezza dei percorsi e dei risultati che queste ricerche hanno raggiunto nel resto d’Europa. Prevale anzi una quasi totale autorefenzialità. Caso estremo sono i contributi in cui la storia ambientale è identificata con la storia dei movimenti ambientalisti. Ovviamente l’esigenza di una storia culturale della conservazione ambientale è del tutto legittima ma le voluminose “storie delle idee” (o nella migliore delle ipotesi dell’associazionismo) che abbiamo oggi a disposizione hanno una strumentazione ideologica, concettuale e metodologica assolutamente inadeguata all’importanza ed all’interesse della tematica. Nella migliore delle ipotesi il modello storiografico è quello statunitense ma i riferimenti sono più rituali che scientifici. L’unico autore presente nutrito di quella storiografia (M. Hall) offre anche l’unico tentativo di valutare le fonti storiche impiegate (fotografia storica) a livello topografico. Un cenno a parte meriterebbero i contributi di P. Piussi ed altri per la competenza con cui discutono della storia della copertura vegetale. Tra questi, M. Varotto che propone una tesi storiografica apparentemente sconosciuta a tutti gli storici ambientali presenti nel volume, e per la quale i processi post-colturali di abbandono non coincidono con un “ritorno alla naturalità”. Salvo poi cadere in un disarmante riferimento alla più opposta ed estrema posizione che domina la letteratura fitosociologica italiana.
La terza sezione del volume (Prospettive) esclude (o semplicemente dimentica) ogni approccio storico alla individuazione ed alla soluzione dei problemi attuali dell’ambiente montano. E’ una conferma indiretta, dal mio punto di vista, della natura prevalentemente ideologica del contributo degli studiosi di storia contemporanea in tema di storia forestale ed ambientale.

Diego Moreno