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Arianna Arisi Rota – Il processo alla Giovine Italia in Lombardia (1833-1835) – 2003

Arianna Arisi Rota
Milano, Franco Angeli, pp. 182, euro 17,50

Anno di pubblicazione: 2003

Arisi Rota indaga il triennio ’33-35 del lavoro cospirativo della società mazziniana in Lombardia, frangente trascurato dalla storiografia in favore dei moti del ’21, individuando in questo periodo una decisiva svolta nel movimento clandestino, la cui struttura, liberatasi dell’ambiguo assetto settario, approda ad un assetto prepartitico dalle maggiori capacità di affiliazione e di propagazione. L’opera svolta dalle autorità di polizia austriache è colta tanto nel momento punitivo quanto nell’intento di rieducazione, finalizzato alla ricomposizione della crisi. Questa descrizione, parallela e opposta, rappresenta efficacemente lo strappo profondo tra il potere asburgico e la società lombarda: la crescita della Giovine Italia e la sua ?laicizzazione’ politica risultano legati al nuovo e più generale fermento di sociabilità, alla volontà di conquistare spazi di pratica civile.
L’analisi parte dalle prime indagini della polizia austriaca, che da un’iniziale sottovalutazione passa alla scoperta della ampiezza della diffusione del credo mazziniano, fino alla decisione di affidare le indagini al giudice Zajotti, ritenuto l’unico all’altezza del compito; a tal proposito il testo ci dà l’occasione di conoscere protagonisti del Risorgimento di solito ignorati, afferenti a entrambi gli schieramenti. Tra i patrioti la varietà di orientamenti spiega anche i limiti della propaganda sovversiva: ma questi aspetti vengono meglio curati nella seconda parte, forse la più suggestiva, in cui l’autrice interpone una pausa al racconto per focalizzare i confini geografici delle vicende, le strategie adottate dalle rispettive fazioni e i gruppi sociali interessati. È indagata l’ambigua prassi giuridica austro-lombarda che condiziona l’operato della polizia, dato il forte potere probatorio delle confessioni per loro natura incerte ed evasive: l’azione repressiva si irradia così negli spazi imposti dall’?impossibile tentativo di conciliare statalismo e garantismo? (p. 159); dall’altra parte, si sottolinea la geografia sociale degli affiliati alla Giovine Italia, esito di una strategia di propagazione mirata al coinvolgimento di determinate aree di popolazione, specie giovani e studenti, di cui vengono alla luce le contraddittorie passioni. Anche gli ecclesiastici sono pedine fondamentali per l’ascendente che hanno sul popolo; e contrabbandieri, impiegati, commercianti. Significativi assenti, i nobili. Rispetto al ’21, l’area di dissenso sta cambiando volto, è ormai appannaggio delle classi medie. La terza sezione riprende la trama cronologica, dal racconto dei delicati rapporti col neutrale vicino svizzero (accusato di dare asilo ai rivoluzionari), ricco spaccato di diplomazia dell’epoca, alle sentenze: è ribaltata l’immagine ?dittatoriale’ delle pratiche di punizione austriache tramandataci dalla memorialistica, dato che numerose condanne a morte vengono trasformate in esilii o in limitati periodi di reclusione: decisioni in linea con la politica di Metternich di controllo e perdono degli oppositori, informata ad un’istanza di conciliazione funzionale alla convivenza di sistemi politico-territoriali.

Giovanni Chianelli