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Augusta Palombarini – Lo scandalo dell’alfabeto. Educazione e istruzione femminile nelle Marche tra Otto e Novecento – 2004

Augusta Palombarini
Ancona, Affinità Elettive, pp. 161, euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2004

Il libro si basa soprattutto su dati statistici, commenti, immagini tratti dalla recente storiografia sulla storia dell’alfabetizzazione e dell’istruzione femminile di ambito sia marchigiano che nazionale. Questa ?riscrittura? viene integrata da alcuni documenti archivistici e iconografici originali. L’ipotesi interpretativa di fondo è che ?ancora sul finire del XIX secolo, l’istruzione femminile è percepita come una trasgressione all’unico modello di comportamento socialmente legittimato, cioè quello di sposa e madre? (p. 16): un’affermazione categorica che contrasta con i numerosi studi ? molti dei quali citati dall’autrice ? che documentano l’affermarsi della professione di maestra nel XIX secolo e il suo ruolo nel processo di nazionalizzazione, la pratica della scrittura epistolare diffusa non solo tra le élites, ma anche nella media e piccola borghesia, lo sviluppo di una pubblicistica e di una letteratura rivolte alle donne, il numero crescente di scrittrici. D’altra parte, già nel contesto illuministico è opinione diffusa che la donna debba essere istruita proprio in quanto ?prima educatrice? (anche se entro i limiti convenienti). È nota, poi, la domanda sociale di alfabetizzzione (anche femminile) legata al crescente uso pratico della scrittura nella vita quotidiana delle città, così come il dibattito, già in età illuministica, tra i fautori di un’alfabetizzazione diffusa e coloro che la ritenevano pericolosa per fanciulle e ragazzi del popolo (anche per questi ultimi l’alfabeto era visto da alcuni come ?scandalo?). Suscita perplessità, pertanto, l’interpretazione semplificata che l’autrice dà di un fenomeno tanto complesso; così come la sua pratica di ?segregare?, il più delle volte, i dati femminili, anziché confrontarli con quelli maschili. Quando questi ultimi compaiono, emerge un quadro di alfabetizzazione e scolarizzazione dei marchigiani complessivamente in ritardo rispetto alle più avanzate aree nazionali ed europee, nel quale, inoltre, le donne furono ? come ovunque ? discriminate. Ma sarebbe stato opportuno articolare l’analisi a seconda dei contesti urbani o contadini, delle classi e dei gruppi sociali, delle differenze socioeconomiche interne all’area considerata. Anche le svolte periodizzanti della storia dell’alfabetizzazione vengono decisamente sottovalutate: le riforme napoleoniche, le leggi postunitarie sull’obbligo scolastico. Al contrario, l’autrice preferisce sottolineare unilateralmente gli elementi di continuità nei pregiudizi contro l’istruzione femminile, dal pensiero controriformistico al primo Novecento, rinunciando a interpretare dati che lei stessa ci fornisce: come la consistente riduzione di analfabete nelle Marche tra il 1881 e il 1911 (dall’81,3 al 58,6 per cento della popolazione al di sopra dei sei anni, tabella a p. 22). Anche degli istituti assistenziali femminili, oggetto dell’ultimo capitolo, l’autrice sottolinea la continuità, attraverso i secoli, di indirizzi volti a mantenere le donne in uno stato di subalternità e la monolitica avversione all’alfabetizzazione femminile.

Laura Guidi