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Barbara Armani – Il confine invisibile. L’élite ebraica di Firenze 1840-1914 – 2006

Barbara Armani
Milano, FrancoAngeli, 354 pp., euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2006

Lo studio di Armani su di una componente importante dell’ebraismo fiorentino ottocentesco è il risultato di una lunga e complessa ricerca documentaria e di una paziente e ampia analisi storiografica, nel corso della quale l’autrice si interroga da più prospettive in merito al peso delle pratiche economiche e sociali sull’identità del nucleo comunitario ebraico fiorentino. Fra i molti obiettivi dichiarati nell’articolata introduzione, vi è infatti quello di verificare su di uncampo così cruciale come quello delle strategie economiche, delle reti di relazioni e dei legami familiari le conseguenze delle trasformazioni dell’identità collettiva ebraica avviate dal processo di emancipazione, facendone emergere gli elementi di innovazione rispetto al passato, ma anche le persistenze e le eredità rispetto al passato. Articolato in sette capitoli, il volume si incentra sulla ricostruzione dell’agire economico e sociale di un nutrito gruppo di famiglie ebraiche fiorentine, tutte appartenenti all’élite economica locale, anche se non tutte originarie di Firenze.Fin dal primo capitolo Armani introduce il lettore nell’indispensabile contesto locale, nazionale e internazionale entro il quale si mossero le famiglie di banchieri e commercianti individuate fra la prima metà dell’800 e la vigilia della Grande guerra. Il primo capitolo è infatti dedicato ad un’analisi approfondita del concetto stesso di identità ebraica, declinata sia come identità di gruppo che come identità etnica, condotta sulla scorta del dibattito sociologico e antropologico con particolare attenzione al controverso nesso modernità-tradizione. Il secondo invece è incentrato sulle tappe fondamentali dell’emancipazione ebraica europea fra ‘700 e ‘800, con una particolare attenzione ai differenti percorsi vissuti dall’ebraismo italiano. Gli altri capitoli affrontano il cuore del problema e analizzano progressivamente e la presenza economica degli ebrei in Italia e gli stereotipi sedimentati nel lungo periodo in merito al rapporto ebrei-denaro, per poi soffermarsi su di un gruppo di famiglie fiorentine, i cui percorsi economici, sociali, relazionali e matrimoniali vengono esaminati alla luce dei quesiti posti dall’autrice, in uno stimolante e serrato confronto con la storiografia più recente. Ne emerge un quadro estremamente articolato dell’élite ebraica fiorentina, caratterizzato da un rapporto non sempre lineare con la tradizione nonostante la salda endogamia e la consuetudine ad intessere reti di relazione ed economiche all’interno del gruppo, rimanendo ancorati a professioni tradizionali come il commercio e l’attività finanziaria. Nonostante Armani non abbia avuto la possibilità durante la sua lunga ricerca di consultare l’Archivio della Comunità ebraica di Firenze, l’apparato documentario usato è ricchissimo e il risultato convincente e solidamente suffragato dalle fonti. L’autrice ha scandagliato con pazienza una documentazione vasta, ma frammentata come sono tutte le fonti notarili, gli atti di successione, i tribunali, dimostrando ancora una volta ? come altri storici di recente hanno fatto ? che la storia dell’ebraismo italiano ottocentesco può essere condotta anche su fonti alternative rispetto a quelle prodotte dalle comunità.

Tullia Catalan