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Barbara Montesi – Questo figlio a chi lo do? Minori, famiglie, istituzioni (1865-1914) – 2007

Barbara Montesi
Prefazione di Marcello Flores, Milano, FrancoAngeli, 192 pp., Euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2007

Volume nel quale si tratta di famiglia tra Risorgimento appena compiuto e primi del ‘900; ma non di famiglia con la «F» maiuscola all’interno di un canone nazionale, bensì di famiglie, con un plurale che è retto, anzitutto, dall’uso di fonti archivistiche.Di contro alla famiglia ben definita dei codici, che assumono a figura sociale di riferimento il maschio borghese proprietario, i ceti dirigenti dell’Italia unita si trovano a fronteggiare una realtà sociale ben più complessa e variegata. Se la famiglia dei codici si presta perfettamente a fungere da anello intermedio tra individuo e Stato; a fare da rassicurante cuscinetto tra pulsioni anomiche e ordine; e questo grazie al principio di autorità e di domestica giurisdizione che le viene mantenuto (un autentico cavallo di Troia dell’antico regime), il meccanismo mostra invece drammaticamente la corda quando si tratta dei ceti popolari.La questione sociale rende esplosiva la questione minorile. Che fare quando la ratio di un istituto quale la facoltà paterna di far internare i figli discoli viene utilizzato come strumento di welfare? (E questo, sia detto per inciso, all’interno di una continuità sia normativa sia nelle pratiche sociali che meritava forse di essere sottolineata più esplicitamente). E ancora: chi garantisce per i figli quando i padri e le madri si collocano all’esterno dell’area di cittadinanza e non ci si fida di loro? Quando giustificare la decadenza della patria potestà?La ricerca di Montesi ricostruisce pazientemente la trama dei dibattiti che su questi temi animano gli anni a cavallo tra i due secoli. E ne dipana i fili in tre lunghi capitoli, nel primo dei quali affronta il tema dei minori discoli, cui si è appena accennato (qui si concentra l’uso di fonti archivistiche); nel secondo tratta delle discussioni sulla decadenza della patria potestà, mostrando efficacemente come sia proprio attraverso l’individuazione di un interesse pubblico alla difesa sociale che nascano anche i diritti dell’infanzia. Un fenomeno che non è soltanto italiano. E, infine, nel terzo capitolo l’a. tratta della delinquenza minorile e dell’inattuata riforma che avrebbe dovuto istituire un tribunale ad hoc.Un «mezzo secolo senza riforme» definiva il periodo icastico Paolo Ungari. E tuttavia, proprio in materia di diritto di famiglia, anni particolarmente densi di dibattiti, nei quali si riconoscono le antinomie e le peculiari contraddizioni degli Stati liberali ottocenteschi.

Domenico Rizzo