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Bruna Antonelli – Terni. Donne dallo squadrismo fascista alla Liberazione (1921-45). Appunti per una storia – 2011

Bruna Antonelli
Narni, Crace, XXXVII-434 pp., Euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2011

Ponderoso e ricco di spunti, il volume è al contempo un esempio di storia locale (l’ambito d’interesse è ristretto a Terni e al suo circondario) e di storia «di genere» (la donna e la sua condizione sono l’oggetto d’indagine dall’inizio alla fine). Dopo una ridondante carrellata di presentazioni – ben cinque, ad opera di altrettanti esponenti delle istituzioni locali – il libro si sviluppa articolandosi in tre parti. Nella prima, forse la più significativa, l’a. si sofferma sulle donne ternane durante il fascismo. Abbracciando la costruzione ideologica e culturale che sorregge la tradizionale narrazione antifascista, Antonelli riflette a lungo sul ruolo, angusto ma non privo di contraddizioni, conservatore eppure incline alla modernità, che il regime assegna alle donne: se da un lato la condizione giuridica femminile «diventò peggiore di quanto non fosse alla fine dell’Ottocento» (p. 35), privilegiando l’immagine della moglie e della madre «angelo del focolare», dall’altro lato non mancarono occasioni di partecipazione (dall’Onmi alle massaie rurali) e di svago, frutto di quella che Antonelli definisce come una «politica maternalistica» (p. 60). L’a. si sofferma su diverse figure femminili, dalle donne che si opposero all’avvento della dittatura gettando sassi e acqua bollente contro le camicie nere a quelle che scelsero di aderire al Pnf, dalle socialiste perseguitate dal regime alle «portapranzare», dalle operaie dello jutificioCenturini alle donne mandate in carcere o al confino. Sullo sfondo la difficile affermazione del fascismo ternano – caso ben diverso da quello della vicina Perugia, «capitale della rivoluzione fascista» -, la nascita della seconda provincia umbra, il profondo connubio tra le acciaierie e il regime.Nella seconda parte, dedicata «a tutti i giovani perché conoscano e vivifichino i valori della Resistenza» (p. 244), l’attenzione si sposta sulle donne impegnate per la liberazione. Tra le tante microstorie spiccano quelle, antitetiche, di Marta Pahor, componente attiva e pugnace della brigata Gramsci, e della collaborazionista Rosa Cesaretti: narrando della seconda l’a. ne approfitta per scagliare qualche velenoso strale (pp. 319-320) verso Ernesto Galli della Loggia (che pure, anni fa, si è occupato di «Rosina»). La terza ed ultima parte è infine riservata alla nascita e all’attività dell’Unione delle donne italiane a Terni, dimostrazione di un nuovo impegno civile e politico femminile nelle istituzioni democratiche appena ripristinate.Il volume, come si precisa fin dal titolo, è una raccolta di «appunti per una storia». E degli appunti conserva luci ed ombre. Fra le luci il cospicuo apparato fotografico, l’ampiezza del periodo preso in considerazione (1921-45), la ricchezza di testimonianze orali e la gran mole di aneddoti raccolti. Fra le ombre una scarsa cura editoriale, una sostanziale disorganicità di fondo, un peso eccessivo delle memorie tra le fonti utilizzate e alcuni dati relativi alla consistenza delle organizzazioni fasciste di cui non è dato sapere l’origine.

Leonardo Varasano