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Bruno Cartosio (a cura di) – Wobbly! L’Industrial Workers of the World e il suo tempo – 2007

Bruno Cartosio (a cura di)
Milano, ShaKe Edizioni, 268 pp, Euro 17,00

Anno di pubblicazione: 2007

Gli Industrial Workers of the World (IWW) furono fondati a Chicago nel 1905 con grandi aspettative. Volevano essere il sindacato della lotta di classe e dell’organizzazione unitaria di tutti i lavoratori industriali (senza distinzione di mestiere), nonché il movimento rivoluzionario che rovesciava il capitalismo. Erano parenti degli anarco-sindacalisti europei, ma con tratti tipici del radicalismo americano individualista e libertario. Esistono ancora, ma è all’inizio del ‘900 che diedero il meglio di sé, nei conflitti sociali della seconda rivoluzione industriale, dell’immigrazione di massa, della Grande guerra, del biennio rosso internazionale che seguì. Alle vicende di quegli anni sono dedicati i saggi qui raccolti in celebrazione del centenario della nascita.I saggi sono diversi tra loro, scritti in date diversissime, articoli lunghi o brevi note, di studiosi italiani e americani, accompagnati da documenti e illustrazioni del tempo. Compongono un quadro ricco e interessante, nella tradizione culturale di «Ácoma» – l’eccellente «Rivista internazionale di studi nordamericani» di cui gli italiani qui presenti (Cartosio, Sandro Portelli, Nando Fasce) sono fra i primi ispiratori. Offrono anche una ghiotta occasione di riflessione sulle tendenze di lungo periodo della working-class history, partendo dai cambiamenti di prospettiva di alcuni dei nostri più impegnati working-class historians americanisti. Il nucleo del volume è infatti formato da due solidi lavori di Fasce e Cartosio di trent’anni fa, e da due altrettanto solidi lavori degli stessi autori scritti oggi.La differenza è lampante. I saggi degli anni ’70 sono interni al loro oggetto, discutono da connoisseurs di strategie politiche e tattiche di sciopero, assumono nell’analisi il punto di vista degli IWW, parlano con la loro voce. I saggi di oggi guardano l’oggetto dall’esterno, gli girano intorno, trattano aspetti generali di contesto (razza, genere, imperialismi, riformismi middle-class); sono critici e distaccati. Anche il fallimento finale degli IWW è discusso con più complessità che in passato; in un modo, tuttavia, che ancora mi sembra non soddisfacente. Cartosio ne individua le cause nelle repressioni del periodo bellico e postbellico. Ma quando conclude che quelle repressioni «non riuscirono del tutto […]; e certamente non portarono al fascismo, come in Italia» (p. 215), indica una strada comparativa che andrebbe percorsa fino in fondo. I movimenti di sinistra furono distrutti in Italia e in Germania, ma alla fine dei regimi fascisti fu lì che sorsero il Partito comunista e la socialdemocrazia più forti d’occidente. Le persecuzioni ben più blande negli Stati Uniti cancellarono l’opzione socialista dal panorama politico. Ci devono essere altre ragioni, oltre la repressione.

Arnaldo Testi