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Bruno Cartosio – Gli Stati Uniti contemporanei (1865-2002) – 2002

Bruno Cartosio
Firenze, Giunti, pp. 238, euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2002

Questo libro offre una ricostruzione sintetica ma esaustiva della storia degli Stati Uniti, dalla guerra civile a oggi. E’ un percorso, quello illustrato da Cartosio, in cui frequenti furono le occasioni perdute. Non è un caso che il libro parta dal periodo immediatamente successivo al conflitto fratricida che lacerò il paese tra il 1861 e il 1865. La ricostruzione postbellica rappresentò infatti uno di quei ?momenti radicali? nella storia degli Stati Uniti, durante il quale varie dinamiche conversero nel mettere in discussione assetti sociali, politici, economici e razziali apparentemente rigidi e immutabili. L’abolizione della schiavitù s’intrecciò con programmi di riforma agraria e ambiziosi progetti nel campo dell’educazione. Come in altri ?momenti radicali? della storia statunitense, anche i progetti riformisti (e per certi aspetti rivoluzionari) della ricostruzione furono però sconfitti dal ritorno delle forze conservatrici.
E’ questo, assieme al tema delle occasioni perdute, l’altro elemento ciclico a cui l’autore si affida per leggere e spiegare la storia statunitense. I catalizzatori delle principali trasformazioni a cui è stata soggetta la società americana sono infatti individuati nella lotta di classe, nell’azione di soggetti e gruppi (sociali, etnici e razziali) subalterni e nella risposta, spesso violentemente repressiva, di un potere sì diffuso e disperso, ma anche terribilmente efficace quando attivato (basti pensare alla repressione antisindacale o alle campagne militari contro i nativi).
Su questi aspetti Cartosio è molto attento, nei limiti concessi da un’opera generale e manualistica di questo tipo, a non irrigidire l’analisi entro gabbie interpretative binarie. Vi riesce bene soprattutto laddove spiega gli effetti dell’immigrazione sulla struttura sociale, sui rapporti di classe e, soprattutto, sull’azione (oltre che sull’articolazione) delle principali organizzazioni sindacali del paese. Il continuo afflusso d’immigrati sul mercato del lavoro degli Stati Uniti (più di 27 milioni tra il 1861 e il 1915) ? ci ricorda l’autore ? finì per sortire effetti diversi, contribuendo in maniera significativa a condizionare le caratteristiche del sistema produttivo (ma anche sociale e politico) degli USA. L’immigrazione radicalizzò le rivendicazioni, portando elementi di una cultura politica spesso ancora assente in America; essa però indebolì la coesione e l’unità dei lavoratori e facilitò la sconfitta delle loro iniziative e delle loro rivendicazioni, permettendo un azione di ?etnicizzazione? delle rivendicazioni operaie, attraverso cui trasformarle in manifestazioni di una cultura altra e antiamericana.
La ricca analisi di Cartosio offre molteplici altri spunti di riflessione. Chi scrive avrebbe talora preferito fosse dedicata maggiore attenzione sia ai processi decisionali e alle scelte dei vertici politici sia alla politica estera e al modo in cui essa, soprattutto nel secondo dopoguerra, condizionò e per certi aspetti trasformò la società americana. Nondimeno, questo libro rappresenta un arricchimento per l’americanistica italiana e un importante strumento a cui potranno in futuro attingere sia gli studiosi che i loro studenti.

Mario Del Pero