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Bruno Fabio Pighin (a cura di) – Chiesa e Stato in Cina Dalle imprese di Costantini alle svolte attuali – 2010

Bruno Fabio Pighin (a cura di)
Venezia, Marcianum Press, 294 pp., Euro 35,00

Anno di pubblicazione: 2010

Un problema nevralgico e tuttora ben lontano dalla soluzione, come quello del controllo dei cattolici cinesi, trova in questo volume un’approfondita riflessione che mette in luce la complessa realtà, non sempre lineare, delle relazioni diplomatico-religiose tra la Santa Sede e la Cina nel ‘900.I saggi della prima parte, di carattere storico, prendono le mosse dall’avvio nel 1919 con Benedetto XV, della svolta missionaria, con la quale la Chiesa ripensava il proprio ruolo nei territori extraeuropei nell’intento di superare il colonialismo religioso praticato sino a quel momento. La decisione di inviare in Cina un rappresentante del pontefice, trovò nel friulano Celso Costantini un abile interprete che produsse un cambiamento del metodo missionario attraverso la plantatio Ecclesiae, creazione della gerarchia cattolica cinese, e l’inculturazione. L’azione di decolonizzazione religiosa di Costantini che, rientrato in Italia, come segretario di Propaganda fide rimase il principale responsabile della politica missionaria vaticana, si consolidò con l’apertura delle relazioni diplomatiche nel 1942 e permise alla Chiesa cinese di sopravvivere nei difficili decenni successivi. Il faticoso cammino di trasformazione e comprensione si arrestò bruscamente con l’avvento della Repubblica popolare; gli anni di Mao Zedong furono i più difficili in quanto la rieducazione religiosa comunista, la nascita dell’Associazione patriottica cattolica e le elezioni episcopali autonome, senza mandato pontificio, si scontrarono con le condanne di Pio XII.Nella seconda parte, dedicata alla situazione attuale, i saggi scelgono l’approccio giuridico-istituzionale e canonico e si rivelano particolarmente utili, in presenza di informazioni non sempre adeguate, a far luce sulle evoluzioni della Chiesa cinese che tengano conto di tutti i fattori in gioco.Col sostegno dei preziosi documenti in appendice, si affrontano le ragioni dello scontro: il riconoscimento, nel 1983, della libertà religiosa, da parte di Deng Xiao Ping non ha significato maggiore tolleranza da parte dello Stato. Per il regime la questione religiosa è un fenomeno di massa e strettamente correlata con quella delle minoranze etniche, il principale compito del Partito è unificare il popolo e perciò trattare allo stesso modo masse religiose e non religiose. Nonostante le affermazioni favorevoli al fattore religioso, l’ateismo rimane il principio fondamentale, la religione cattolica è subordinata allo Stato, i vescovi sono nominati dal regime e le ordinazioni sono considerate illegittime dal Vaticano. Per la Chiesa tale condizione è lesiva della Libertas Ecclesiae. Tuttavia la Santa Sede, come si sottolinea nel volume, in continuità col passato continua a cercare la mediazione. Pur riaffermando i suoi principi, nei documenti ufficiali e nei negoziati ha sempre lasciato spiragli di dialogo; mentre non si nasconde la difficoltà della situazione, non cessa di sperare e operare per una positiva soluzione del confronto. La recente scomunica, successiva alla pubblicazione del volume, lascia peraltro intravvedere che il Vaticano non è disposto a subire ulteriori limitazioni e ingerenze da parte di Pechino nell’organizzazione ecclesiastica.

Carla Meneguzzi