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Cambiare le regole. Questioni di architettura e storia urbana nella Parigi di inizio Novecento

Giulia Mezzalama
Roma, Viella, 239 pp., € 24,00

Anno di pubblicazione:

Il volume della storica dell’architettura Giulia Mezzalama osserva la trasformazione
fisica di Parigi negli anni di passaggio tra la fine dell’800 e il periodo tra le due guerre
facendo proprio un punto di vista particolare: quello dei regolamenti edilizi e dei sistemi
normativi per la costruzione della città. Il filo del racconto è costituito da un importante
regolamento edilizio parigino, quello approvato nel 1902, che introdusse una serie di
innovazioni che riguardavano soprattutto il trattamento delle facciate su strada. Il regolamento
del 1902 segnava uno stacco rispetto alla lunga stagione della città haussmanniana,
caratterizzata da una grande uniformità dei paesaggi costruiti, e tendeva a lasciare agli
architetti maggiori margini di intervento, concentrandosi sui punti di mediazione tra
la scala dell’edificio e quella della città come possibili fulcri di una nuova arte pubblica
urbana.
Il libro segue con un’esposizione elegante e circostanziata la formazione, l’applicazione
e i successivi tentativi di riforma del regolamento, lungo un arco di tempo che va
dalla fine dell’XIX secolo agli anni ’20 di quello successivo. Inteso inizialmente come uno
strumento per favorire la costruzione di un paesaggio urbano diversificato, il regolamento
prestò il fianco dopo pochi anni a critiche che ne sottolineavano l’eccessiva rigidità e si
mostrò inadeguato di fronte al rapido crescere del peso culturale delle ipotesi razionaliste.
L’interpretazione proposta è attenta soprattutto al rapporto tra le normative e le
sperimentazioni condotte da diversi progettisti attivi sul mercato parigino. Una certa attenzione
è riservata anche al rapporto tra burocrazie, professionismo e società civile, in
primo luogo attraverso la figura di Louis Bonnier (architetto della città di Parigi e principale
estensore delle norme) e poi attraverso l’analisi ravvicinata di alcuni casi di progetti
respinti dall’amministrazione o al contrario premiati nei concorsi sulle facciate che, organizzati
a partire dal 1898, accompagnarono questa stagione di riforma urbana parigina.
La ricerca è condotta su un ricco corpus di fonti secondarie e si appoggia occasionalmente
ad archivi di origine amministrativa o professionale. Il volume non riesce sempre
a evitare il rischio di suggerire una lettura sostanzialmente formalista delle trasformazioni
dello spazio urbano – lettura molto vicina del resto al tipo di interpretazione che fu
proposta dai principali protagonisti delle vicende qui narrate. Sarebbe stato interessante
osservare le sperimentazioni architettoniche documentate nel volume anche da altri
punti di vista, per esempio collocando l’evoluzione della regolamentazione sullo sfondo
delle trasformazioni del mercato immobiliare parigino oppure discutendo più a fondo il
rapporto con i mutamenti che negli stessi anni investirono le condizioni sociali e professionali
del lavoro dell’architetto.

 Filippo De Pieri