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Carla Conti – Nobilissime allieve. Della musica a Napoli tra Sette e Ottocento – 2003

Carla Conti
Napoli, Guida, pp. 259, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2003

La ricerca di Carla Conti, docente presso il Conservatorio di S. Cecilia a Roma, si pone, come osserva Renato Di Benedetto nel presentare il volume, lungo il percorso tracciato dalla gender musicology anglosassone, che sottolinea la dimensione di genere presente non solo nei rapporti tra compositori, esecutori, mecenati, fruitori, ma anche nella stessa terminologia musicale che fa spesso riferimento alle categorie di femminilità e virilità. Una scarsa visibilità ha caratterizzato la produzione e esecuzione femminile di musica, parte integrante, tuttavia, della sociabilità europea tra la fine del ?700 e il secondo ?800, epoca nella quale il salotto letterario, politico e musicale vive il suo massimo splendore. Conti indaga da un lato sul ruolo delle donne nella cultura musicale napoletana, dall’altro sull’importanza della musica nell’educazione delle fanciulle nobili e borghesi. Negli spazi privati le donne come figlie d’arte o colte aristocratiche, madri impegnate nell’educazione delle figlie o nobildonne dedite al mecenatismo, organizzatrici di serate musicali e salotti, danno un contributo di grande rilievo alla diffusione della cultura musicale europea. Nei salotti napoletani la musica è una presenza costante, dalle esecuzioni amatoriali, perlopiù femminili, alle serate con rinomati artisti; dalla musica da ballo al teatro musicale privato. Nelle élites borghesi e nobiliari partenopee (come emerge anche dagli studi di Macry sui bilanci familiari), sono prevalentemente le fanciulle ad essere istruite nella musica, che già nel primo ?800 non è più solo di carattere religioso ma anche d’intrattenimento profano; è il periodo in cui i modelli dell’istruzione femminile si ampliano accogliendo, accanto a quello conventuale, scuole private laiche e insegnanti privati. Oltre che come arte d’intrattenimento, la musica viene coniugata alla femminilità in quanto addestramento alla disciplina, raffinamento di sensibilità e spirito. Le lezioni di musica e l’acquisto di strumenti ? il piano, o la più costosa arpa ? rappresentano le spese più cospicue nell’istruzione delle fanciulle delle élites borghesi o nobiliari. Il lavoro di Conti si avvale, oltre che di un’ampia letteratura, di una documentazione inedita molto interessante, costituita dall’archivio che Clotilde Capece Minutolo donò nel 1882 alla Biblioteca del Conservatorio di musica di San Pietro a Majella: spartiti, libri, libretti operistici, e il diario che Clotilde iniziò a scrivere nel 1855, ricco di ricordi relativi al periodo precedente, testimonianza di viaggi familiari che danno occasione ad attenti confronti sui diversi modelli di sociabilità; documento altresì di entusiasmi, delusioni e coinvolgimenti politici. Il volume, che reca un contributo decisamente originale di ricerca sul tema specifico affrontato, risulta invece più debole nelle parti in cui l’autrice traccia una storia generale dell’istruzione femminile a Napoli: le fonti normative vengono assunte come specchio fedele della società, l’introduzione della scuola pubblica femminile nel decennio francese non viene adeguatamente valutata nel suo carattere innovativo, la funzione socialmente complessa e variegata dei numerosi ?conservatori? femminili viene analizzata in termini riduttivi.

Laura Guidi