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Carlo Bellavite Pellegrini – Storia del Banco Ambrosiano. Fondazione, ascesa e dissesto 1896-1982 – 2001

Carlo Bellavite Pellegrini
Roma-Bari, Laterza, pp. 1056, euro 41,50

Anno di pubblicazione: 2001

Il libro ricostruisce le vicende del Banco Ambrosiano dalla fondazione fino al famoso dissesto dei primi anni ottanta segnato dalla misteriosa morte di Roberto Calvi. In realtà gran parte della trattazione è focalizzata proprio sulla parte finale dell’esistenza del Banco Ambrosiano e sulle complesse vicende che portarono ad uno dei più clamorosi dissesti bancari della storia italiana, tanto più clamoroso in quanto coinvolse direttamente il Vaticano tramite lo Ior e fu costellato da vicende oscure e sanguinose che toccarono marginalmente o direttamente il Banco.
Per questo motivo il lettore si attenderebbe dal libro una chiara identificazione delle responsabilità del dissesto oltre che un seppur minimo tentativo di inserire le vicenda del Banco nel contesto storico politico degli anni in cui si svolsero quei drammatici eventi. Tali aspettative vengono invece totalmente deluse in quanto l’autore non riesce a collegare la parabola di Calvi e del suo Banco al processo di deterioramento delle istituzioni politiche ed economiche del paese che caratterizzarono quel periodo e che diedero luogo ad altre vicende tristemente famose della recente storia italiana. L’autore ci fornisce una ricostruzione della vicenda totalmente interna all’Ambrosiano come se quanto accade fuori dalle sue mura non avesse nessuna rilevanza. Ne consegue una trattazione in cui gli eventi si abbattono sul lettore che non riesce a capire come certe situazioni si generino o cosa comportino, se non facendo ricorso alle sue personali cognizioni o riminiscenze. L’autore paga sicuramente la mancanza di una solida formazione storica che avrebbe potuto fornirgli i mezzi per un lavoro metodico e meglio articolato. Le conclusioni tratte dall’autore in vari punti del testo sono poi sconcertanti per la loro contraddittorietà. Questi, dopo aver illustrato come il Banco a partire dagli anni cinquanta avesse creato una rete estera fatta di società fantasma o finanziarie coperte che assunsero la struttura classica delle reti utilizzate per coprire trasferimenti illeciti di capitali, attribuisce questa scelta alla volontà di mantenere il controllo della dirigenza sul Banco tramite il possesso delle sue stesse azioni (p. 297 ed altre). Per far questo sarebbe bastato creare una sola finanziaria di copertura, come in effetti avvenne negli anni cinquanta. Ancor più incredibile l’incongruenza tra l’ammissione dell’autore che il Banco Ambrosiano negli anni sessanta brillò nel business dell’esportazione illegale dei capitali (p. 103) e la scarsa rilevanza data al collegamento tra speculazione valutaria e disintegrazione del sistema monetario internazionale nei primi anni settanta che offrì ampie prospettive di profitti speculativi alla rete occulta dell’Ambrosiano diretta da Calvi. Tale nesso, individuato a suo tempo da Guido Carli, viene invece sminuito dall’autore (p. 431) che propone una lettura dell’intera vicenda in cui i vari Calvi, Sindona, Marcinkus e Gelli sono isolati demoni che vengono a corrompere istituti e settori altrimenti integri.

Roberto Di Quirico