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Carlo Moos – Ausgrenzung, Internierung, Deportation. Antisemitismus und Gewalt im späten italienischen Faschismus (1938-1945) – 2004

Carlo Moos
Zürich, Chronos, pp. 268, euro 29,80

Anno di pubblicazione: 2004

L’autore affronta il cruciale nodo storiografico fascismo-antisemitismo articolando questa sua opera in tre parti. Nella prima, dopo avere ripercorso le dinamiche della definizione legislativa fascista di ?ebreo?, focalizza l’attenzione sulle politiche di espulsione e segregazione dei perseguitati razziali nei campi di concentramento italiani, dal 1938 alla svolta cruciale del settembre 1943, momento nel quale si verifica il ?salto? dalla ?persecuzione dei diritti? alla ?persecuzione delle vite?, per poi concentrarsi sulle persecuzioni antiebraiche perpetrate dalla RSI. Nella seconda parte l’autore analizza le interviste alle vittime raccolte dal CDEC (Centro di documentazione ebraica contemporanea) e la loro percezione del fascismo attraverso il filtro delle persecuzioni. Nella terza, infine, tenta un fitto confronto tra fascismo e nazismo per coglierne convergenze e divergenze e per misurare l’entità delle concrete politiche antisemite fasciste su quelle naziste. L’esigenza di mettere a fuoco l’antisemitismo autoctono del fascismo e la durezza delle persecuzioni antiebraiche perpetrate e dal regime monarchico-fascista e dalla RSI sembra animata dall’intento di stemperare clichés sulla presunta ?bontà? del fascismo italiano che attraversano ancora ampia parte della comunità scientifica germanofona, dove ? non a caso ? ha avuto larga risonanza il volume di Jonathan Steinberg (All or Nothing) che, enfatizzando l’aiuto prestato agli ebrei da parte del corpo diplomatico italiano e dalle truppe fasciste dislocate nei Balcani, in Francia e Grecia, riproduce lo stereotipo dell’italiano ?brava gente?.
Nonostante l’ampia ricognizione archivistica con cui è stato costruito il volume, esso esprime tutta la sua utilità nella misura in cui si rivolge ad un pubblico germanofono, non a quello italiano, dove le tesi e le vicende persecutorie antiebraiche narrate dall’autore sono state ampiamente indagate da Michele Sarfatti nella sua fondamentale monografia Mussolini contro gli ebrei. Tuttavia, il punto debole di questo sia pur pregevole testo sta altrove, e cioè nella quasi ossessiva distinzione di Moos tra intenzionalità del fascismo, contrassegnata da un antisemitismo potenzialmente violento quanto quello nazista, ed il suo concreto operare, che per un insieme di ragioni non giunse sino a mettere in atto politiche antiebraiche sterminatorie. Per meglio esprimere questo suo punto di vista l’autore conclude il volume con una metafora secondo la quale gli italiani avrebbero sì condotto gli ebrei ?davanti alla porta di Auschwitz, ma non dentro; dentro i tedeschi [avrebbero comandato] da soli? (p. 203). Inevitabilmente la metafora finisce sia con l’edulcorare le violente politiche persecutorie fasciste, sia col sovrapporre all’analisi storiografica un velo etico. C’è da chiedersi come si possa sottovalutare il nesso inestricabile tra il condurre una vittima davanti alla camera a gas e lo spingerla dentro!

Giovanna D’Amico