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Carlo Pazzagli – Sismondi e la Toscana del suo tempo (1795-1838) – 2003

Carlo Pazzagli
Siena, Protagon Editori Toscani, pp. 278, euro 19,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il rapporto con la Toscana del celebre storico ed economista Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi è stato spesso letto in maniera biunivoca ed armoniosa. Dopo aver preso atto dello spazio che la regione occupa all’interno del lungo corso della sua riflessione ? dal giovanile (1801) Tableau de l’agriculture toscane alla monumentale Storia delle Repubbliche italiane, dalla riscoperta romantica della letteratura rinascimentale alla tarda valorizzazione della mezzadria ? lo si è considerato il vate e il mentore indiscusso delle élites regionali toscani. Il volume di Pazzagli, condotto con benemerito rigore filologico, smentisce una volta per tutte questo luogo comune.
Sismondi e la Toscana del suo tempo in realtà tratta di tre vicende ben distinte, con un epilogo finale. Vi è innanzi tutto quella che potremo chiamare la ?Toscana del Sismondi?, una metonimia che spesso sottende il suo podere di Valchiusa e la presenza fisica di sua madre: una realtà immaginaria, costruita in gioventù nel confronto con l’esilio e all’origine del mito fondativo della Toscana come culla della civiltà europea. Solo nella seconda metà degli anni Trenta, durante il suo ultimo soggiorno italiano, Sismondi andrà sostituendo a questa Toscana immaginaria la Toscana vivente, riconoscendola in una delle sue strutture socioeconomiche più significative, la mezzadria.
Vi è in secondo luogo l’aristocratica distanza con cui Sismondi guarda, fino al 1836, alla regione vivente, come dimostra il fatto che egli non instaura quasi nessun rapporto epistolare ? almeno fino ai fatidici anni Trenta ? con gli esponenti più in vista della classe dirigente.
Vi è poi l’accoglimento delle opere di Sismondi in Toscana, che rappresenta la parte più corposa e sicuramente più interessante del volume. Se si eccettua la Storia delle Repubbliche italiane ? anch’essa peraltro col tempo sottoposta a rilievi metodologici ? Pazzagli dimostra come l’élite toscana, nei confronti delle opere sismondiane, oscilla per un lungo tratto di tempo tra lo sdegnoso silenzio e l’aperto rifiuto. Solo con gli anni Trenta, in uno con l’appannamento della scelta liberoscambista, i moderati toscani riscoprono l’economia sociale di Sismondi.
È dunque solo a partire da questa data che si può parlare di una convergenza finale tra i due percorsi, che nei trent’anni precedenti si erano spesso ignorati. Naturalmente, Pazzagli nell’individuare queste traiettorie privilegia il messaggio economico di Sismondi, quello che progressivamente indica per il ginevrino il metro del processo di civilizzazione. Rimane invece nell’ombra la fortuna toscana delle sue tarde proposte costituzionali: lo scavo nella direzione di questo diverso percorso potrebbe forse mostrare come la finale convergenza dei moderati toscani con l’anziano intellettuale poggia anche su vistosi equivoci.

Francesco Sofia