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Carlo Tosco – Il paesaggio come storia – 2007

Carlo Tosco
Bologna, il Mulino, 135 pp., Euro 11,50

Anno di pubblicazione: 2007

Negli ultimi anni il dibattito sulla natura come costruzione culturale ha investito la storia dell’ambiente, specie quella nord americana, ma anche altre discipline come la geografia, l’antropologia e la political ecology. La storiografia ambientale si è dedicata all’analisi del rapporto tra paesaggio e identità nazionale, riuscendo, in vari casi, a superare la dicotomia tra storia culturale e storia ambientale; ed il paesaggio si è prestato bene ad una riflessione sui contenuti culturali della natura, in altre parole sulla reciproca costruzione di natura e cultura.Nel caso del libro di Tosco non siamo in presenza di una monografia sul paesaggio italiano; come si legge nell’Introduzione, l’a. intende ricostruire la storia di un’idea, proponendo una nozione di paesaggio come «sedimento di storia e spazio della ricerca storiografica» (p. 9). Pur includendo riferimenti alla pittura e ad alcuni aspetti delle politiche di conservazione, il volume sembra essenzialmente dedicato alla fortuna disciplinare del paesaggio, ovvero ai diversi modi nei quali questo concetto/oggetto è stato adoperato/analizzato nella ricerca scientifica. Tosco ripercorre le molte riscoperte e reinvenzioni del paesaggio, collocandole tanto dentro ampi contesti culturali, quanto dentro specifiche esperienze di ricerca. Nel suo libro trovano spazio la reinvenzione romantica della natura «nazionale» e il determinismo di Ratzel; il possibilismo delle «Annales» e i loro larghi quadri geo-storici, la microstoria e la landscape ecology; il rifiuto del paesaggio proprio delle letture strutturali, la rivincita dell’estetica e la cultural geography.Come l’a. sottolinea, quello del paesaggio è evidentemente un tema multidisciplinare, sul quale molte discipline hanno sedimentato saperi e metodologie. L’a. riesce a fornire un utile strumento di sintesi, spaziando dall’architettura alla geografia, dalla storia all’archeologia. Il carattere agile del volume, che lo rende un efficace strumento didattico, forse sconta qualche semplificazione, come quando affronta il tema territorio vs paesaggio (p. 118) o il rapporto tra artificiale e naturale (p. 117). Nelle conclusioni Tosco collega esplicitamente questo volume all’esigenza di costruire un progetto formativo in grado di fornire strumenti operativi e d’analisi per capire e gestire il paesaggio (p. 125-126). Il progetto è di grandissimo interesse, specie a fronte del ritardo dell’accademia italiana nell’integrazione tra saperi scientifici ed umanistici. L’assenza nelle università italiane della storia dell’ambiente come disciplina è esemplare di questa situazione e il libro di Tosco contribuisce a riproporre la questione.I paesaggi disciplinari non sono così diversi da quelli naturali; e come spesso accade l’osservatore cerca in essi quello che già conosce o quello che si aspetta di trovare. Anch’io ho cercato in questo libro i riferimenti alla storia dell’ambiente che mi sono familiari e sarei stato felice di trovarne di più numerosi. Tuttavia, cercare quello che già si conosce non è sempre un buon esercizio per imparare qualcosa di nuovo. Ed il libro di Tosco è una buona occasione per non rimanere prigionieri dell’unico paesaggio che si conosce.

Marco Armiero