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Carlotta Padroni – Emilia Formìggini Santamaria storica della pedagogia e della scuola – 2004

Carlotta Padroni
Roma, Aracne, pp. 227, euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2004

Nato da una ricerca finalizzata alla tesi di laurea, il libro indaga sulla figura di Emilia Formìggini Santamaria, importante pedagogista e storica della pedagogia del primo Novecento. In quattro densi capitoli Carlotta Padroni analizza il pensiero e l’opera della studiosa, con particolare attenzione al contesto culturale e politico in cui ella si mosse. Il primo, dedicato alla vita della Santamaria, si concentra soprattutto sull’influenza esercitata su di lei e sulla sua formazione intellettuale dal marito Angelo Fortunato Formìggini, scrittore ed editore, ebreo antifascista (morirà suicida nel 1938), animatore di interessanti iniziative culturali ed editore di alcuni importanti periodici, fra i quali la «Rivista pedagogica».
All’intensa attività di pubblicista che dal 1908 la Formìggini svolse per questa rivista è dedicato il secondo capitolo del libro. Qui l’autrice analizza i numerosissimi interventi della pedagogista romana, che si inseriscono all’interno dell’ampio dibattito aperto in quegli anni attorno al problema della riforma della scuola e ai nuovi metodi educativi. Sempre vicina all’impostazione scientifica neohebertiana di Luigi Credaro ? relatore delle sue due tesi di laurea e direttore della «Rivista pedagogica» ? nei suoi articoli la Santamaria espone i risultati della propria ricerca, orientata verso la sperimentazione e l’interazione con la psicologia, e si oppone fermamente al dilagare della corrente neoidealista e attualista di Gentile. Del resto il pensiero pedagogico della Santamaria (la cui analisi occupa il terzo capitolo del saggio) è chiaramente orientato a favore di una teoria educativa lontana da ogni astrattismo e sempre verificata dall’esperienza quotidiana. In questo senso la studiosa difende la pedagogia come scienza autonoma dalla filosofia e la descrive come una disciplina che non formula rigide determinazioni ma che, al contrario, trae forza e validità proprio dall’incontro di diversi sistemi e dalla sua natura multidisciplinare. Nel quarto capitolo l’autrice sottolinea come anche l’attività storica della Santamaria sia strettamente legata a questa impostazione scientifica: per la studiosa romana la storia della pedagogia ha infatti lo scopo di proporre e comprendere problematiche legate al vissuto educativo. La ricerca storica, che la Santamaria conduce in modo originale e innovativo dal punto di vista metodologico (ad esempio utilizzando dati statistici e analizzando i giornali dell’epoca per cogliere l’andamento dell’opinione pubblica), costituisce la base imprescindibile per ogni teoria pedagogica futura.
Nel complesso il libro ha l’indiscutibile merito di fare luce su una figura importante del panorama culturale italiano del primo Novecento che è ancora poco conosciuta e che forse meriterebbe di essere letta anche attraverso un’ottica di genere, come si sta facendo per altre voci intellettuali femminili della stessa epoca.

Maria Cecilia Vignuzzi