Cerca

Carmelo Mario Lanzafame – Socialismo a passo di valzer. Storia dei violinisti braccianti di Santa Vittoria – 2006

Carmelo Mario Lanzafame
Lucca, Libreria Musicale Italiana, 275 pp., euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il cartello stradale all’entrata di Santa Vittoria, frazione di Gualtieri, dice «Santa Vittoria paese dei cento violini». Da queste zone del Reggiano e del vicino Modenese provengono musicisti come Luciano Ligabue, Zucchero Fornaciari e i Nomadi. Zone di braccianti, di socialismo e di cooperative, di balere e di liscio. Partendo da questi elementi di senso comune, rivisitati sulla scorta di una buona storiografia, l’autore delinea le vicende del liscio a Santa Vittoria dalla seconda metà dell’Ottocento alla seconda guerra mondiale, ricostruendo una tradizione e spiegando i motivi di un fenomeno di massa. Malgrado una leggenda tuttora viva spieghi la passione per il violino con una lontana origine zigana, l’autore individua le condizioni che hanno favorito la nascita del liscio nella struttura sociale in età preunitaria, e precisamente nell’esistenza di manodopera salariata, nella pluriattività e nella mobilità tipica dei braccianti, nel minor controllo sociale da parte dei parroci, nella presenza di bande di reggimento, nell’incrocio di vie di comunicazioni e quindi nel passaggio di suonatori girovaghi. Negli ultimi decenni del XIX secolo operano quintetti d’archi chiamati «concerti» (tre violini, una viola e un contrabbasso), composti di braccianti e artigiani spesso legati da parentela. La struttura riflette la squadra di braccianti, anch’essa di cinque uomini, su base famigliare, sulla quale si fondava il lavoro dei terrazzieri e degli scariolanti. Anche per emigrare, si emigrava a squadre. Luogo principale della socialità maschile è l’osteria, che si contrappone sia al caffè borghese sia alla chiesa. Sono osti e commercianti ? in grado di pagare bolli, suonatori e carabinieri incaricati di mantenere l’ordine ? a organizzare le feste da ballo che diffondono la novità del liscio. La bonifica, costituendo una «novità» e un «progresso», diffonde «un’attitudine collettiva proclive alla novità» e quindi anche ai nuovi balli (p. 156). Nascono scuole di musica e bande musicali, le cui vicende (scissioni, repertori e ritualità) sono un elemento importante dei conflitti politici. Sarà uno dei componenti della banda di Gualtieri, Guglielmo Vecchi, a musicare la Marsigliese dei Lavoratori di Carlo Monticelli. Negli anni Venti del Novecento vengono introdotti nuovi strumenti (batteria, saxofono e clarino), e si fanno strada i balli di origine americana (fox trot, one step e tango). Le feste da ballo sono organizzate dal Dopolavoro fascista. Con la nascita della SIAE il suonatore diventa professionista (impara a leggere la musica e a comporre), mentre i figli vanno a scuola da un maestro o nei conservatori; finisce l’epoca delle bande e delle scuole di musica. Il libro si basa su buone letture e su buone fonti. La struttura argomentativa tuttavia tende alla ripetizione: la tesi, spiegata all’inizio, viene ribadita più volte, nel testo e nelle note. Inoltre l’oggetto messo a fuoco varia: a volte sono i quintetti d’archi, altre volte il contesto sociale. Una scelta più esplicita dell’oggetto in primo piano e dello sfondo avrebbe consentito un migliore andamento narrativo.

Piero Brunello